Articolo: Alessio Niffoi
Quando ho iniziato ad appassionarmi al sumo una delle domande più ricorrenti da parte dei miei conoscenti era la seguente: “che divertimento c’è nel guardare due ciccioni in perizoma che si spingono dentro un cerchio e che in pochi secondi vanno a terra?”. Scontrandomi con quella che (purtroppo) è la più occidentale delle visioni rispetto al sumo iniziai a provare a spiegare che c’era molto di più e soprattutto che il sumo non doveva essere considerato semplicemente uno sport, ma una vena pulsante di tradizione in questo nostro mondo caotico ed in continuo mutare.
Ho iniziato, allora, ad appassionarmi sempre di più anche all’aspetto tradizionale del sumo, alla sua storia, alle origini, al significato di gesti e rituali cercando sempre di avere un punto di vista aperto e neutrale (e curioso) e non viziato da una “occidentalità” di pensiero. A quel punto mi sono ritrovato risucchiato in un universo di storia e tradizione dalle radici lontane ma fortissime e … ho sentito aria di casa.
Io sono Sardo, e vuoi l’insularità, vuoi la tribolata storia che nel tempo ha forgiato noi nativi dell’isola di Ichnusa (nome attribuito dai greci alla Sardegna e che significa “impronta” per la forma che ricorderebbe quella di un piede) ci ritroviamo ad avere un rapporto fortissimo con tutto ciò che ha a che fare con la tradizione.
Buttando un occhio sulla mia terra mi è immediatamente venuta in mente “s’istrumpa”, una forma di lotta dalle origini antichissime che rievoca gli atavici scontri per dimostrare il proprio valore e la propria abilità.
Perché mi è venuta alla mente s’istrumpa? Nel vedere con quanta passione e con quanto orgoglio il popolo giapponese segue le manifestazioni legate al mondo del sumo è stato naturale pensare se anche noi potevamo avere qualcosa del genere. Tralasciando la smodata passione per il calcio che in Italia (e non solo ovviamente) sfocia spesso e volentieri in una sorta di fondamentalismo fanatico abbiamo qualcosa che possa avere delle radici cosi antiche, forti e legate alla semplicità del confronto fisico fra esseri umani? Beh, guardando in casa mia è subito saltata fuori s’istrumpa.
Mi sono incuriosito allora nel cercare di vedere anomalie e differenze fra sumo e istrumpa, e in queste righe vorrei condividere con voi le mie considerazioni.
(Come per il sumo anche per s’istrumpa in tempi storicamente recenti si è arrivati ad un riconoscimento di tipo puramente sportivo con tanto di associazioni, campionati , regolamenti e tornei a livello regionale/nazionale ed internazionale, ma in questo articolo mi sono voluto soffermare sulla forma storica e tradizionale de s’istrumpa NdA)
COS’E S’ISTRUMPA?
“S’istrumpa” o più semplicemente “istrumpa” è un’antichissima forma di lotta tradizionale sarda che perde le sue origini fra storia e preistoria. Verosimilmente gli albori de s’istrumpa sono da posizionare cronologicamente nel periodo nuragico, fra l’età del bronzo e la prima età del ferro. Alcuni fra i maggiori studiosi della civiltà nuragica (come ad esempio l’archeologo Giovanni Lilliu) sono concordi nel riconoscere l’uso della lotta per istituire o rinsaldare i rapporti fra i diversi clan con lottatori non professionisti ma appartenenti alle varie famiglie che lottavano per il riconoscimento di un “prestigio” sociale. Il più antico ritrovamento che potrebbe testimoniare tali lontane origini è un bronzetto nuragico databile fra il 930 e dil 730 a.C., ritrovato a Uta (sud Sardegna) nel 1849 e raffigurante due lottatori di cui uno a terra e l’altro al di sopra di questo, similmente alla classica posizione di fine lotta fra due lottatori a s’istrumpa. La natura di tale lotta era verosimilmente solo a scopo di “prova di forza” anche se alcuni ipotizzano anche un legame con pratiche militari tant’è che i lottatori a s’istrumpa vengono detti “gherradores” ossia “guerrieri”, anche se tale termine potrebbe, ovviamente avere semplicemente una valenza di riconoscimento di valore nei confronti dei praticanti.

In tempi storici più recenti la pratica de s’istrumpa è legata profondamente al mondo agropastorale che è il microcosmo che ne ha mantenuto vivo il significato e tramite la pratica e la memoria storica l’ha condotta ai giorni nostri.
Si tratta della lotta del popolo, praticata dagli uomini che volevano dimostrare il proprio valore nelle principali occasioni di socialità quali feste religiose, la conclusione di lavori nei campi come trebbiatura, vendemmia o tosatura delle pecore, feste campestri, matrimoni e persino durante le visite di leva che si tenevano presso i centri mandamentali (e che raggruppavano i giovani di paesi vicini).
IN COSA CONSISTE S’ISTRUMPA?
Si tratta di una lotta di contatto in cui lo scopo è atterrare l’avversario mediante tecniche di sbilanciamento, spinta e sgambetto. Non sono consentiti colpi diretti all’avversario con alcuna parte del corpo e la lotta termina immediatamente appena uno dei due lottatori è atterrato. Si ritrovano similitudini con la lotta “Back-hold” del regno unito, “Gouren” francese, “luche leonesa” spagnola o lotta svizzera. La particolarità sta nel fatto che le distanze sono ridotte a zero, si parte in condizione di parità con una presa incrociata che vede i lottatori petto a petto con le braccia serrate sulla schiena dell’avversario. Col contatto corporeo si “esorcizza” tutta l’aggressività e la rivalità che si accumula prima della lotta e rimane solo l’aspetto tecnico, la forza e l’abilità che ognuno dei due intende dimostrare all’altro ed alla comunità (un tempo) o al pubblico.
SUMO E ISTRUMPA
Non essendo il mio scopo quello di scrivere un trattato o un manuale sulla lotta sarda vi propongo, di seguito, le mie personali considerazioni derivate dalla ricerca su entrambe le discipline dove è possibile intravedere delle similitudini in alcuni aspetti e delle importanti differenze in altri.

Partiamo dalle origini : Il Sumo ha origini leggendarie legate alla lotta fra divinità e origini più pragmatiche legate a due realtà distinte che si sono poi fuse per dar vita a ciò che è oggi. La lotta nell’ambito militare sia come intrattenimento in ambiente imperiale sia come modalità di reclutamento e la lotta legata ai rituali propiziatori shintoisti nei santuari. Il sumo agli albori era un’attività ad appannaggio dei ceti più alti solo successivamente è diventato un evento per il popolo (alla fine del 1400). S’istrumpa nasce dai ceti più bassi, dalla vita agropastorale, e non nasce ne diventa intrattenimento ma conserva la natura di manifestazione spontanea di confronto fra singoli nell’ambito di dinamiche comunitarie. Il termine “gherradores” utilizzato per definire i lottatori a s’istrumpa sarebbe da tradurre letteralmente come “guerrieri” ma si è d’accordo nel ritenere tale termine legato al ruolo di prestigio che acquisivano agli occhi della gente i lottatori più capaci piuttosto che andare a ricercare un accezione legata all’ambito “Militare” inteso come guerra o combattimento da conflitto. E’ curioso però notare come una delle occasioni in cui si organizzavano dei veri e propri tornei fosse durante le visite di leva per il servizio militare, circostanze in cui tanti giovani di gruppi di paesi vicini si ritrovavano riuniti e non perdevano occasione per cercare di dare lustro al proprio campanile con delle prestazioni vittoriose magari proprio sui ragazzi del paese accanto.
La denominazione dei lottatori prevede diversi termini per il sumo, legati al rango del lottatore e ad altri fattori mentre per quanto riguarda s’istrumpa il termine è solo uno: “gherradores”, guerrieri o più genericamente lottatori. E’ curioso notare come anche i nomi dei vari lottatori possano rappresentare una curiosità; nel sumo vengono scelti dei nomi da lottatore quasi sempre diversi dal proprio nome, nella istrumpa questo non avviene anche se il largo uso di nomignoli e soprannomi che si fa nell’isola portava spesso a confrontarsi dei veri e propri personaggi con dei nomi attribuiti nell’ambito del quotidiano, del lavoro o anche della lotta per meriti acquisiti con performance straordinarie o caratteristiche fisiche peculiari.
Per quanto riguarda l’alimentazione parlare di sumo porta immediatamente alla mente il cibo tipico dei lottatori, il chanko-nabe, alimento studiato appositamente per aiutare nella costruzione del corpo “perfetto” per il sumo. Ovviamente per i gherradores non esiste un alimentazione specifica ma è da sottolineare il fatto che, provenendo soprattutto dall’ambito agropastorale, i lottatori sardi avessero dei fisici abbastanza simili, legati ad un’ alimentazione caratterizzata dai prodotti tipici della vita semplice di campagna e temprati dal lavoro nei campi o col bestiame.
Una delle principali differenze fra sumo e istrumpa risiede nel fatto che il sumo sia divenuto attività professionale, per quanto tradizionale i lottatori sono pagati e si guadagnano da vivere con il sumo mentre i gherradores ovviamente rappresentano quanto più possibile “l’uomo qualunque” che in determinate occasioni di socialità decide di mettersi alla prova e dimostrare il proprio valore. Nessun allenamento dunque e nessuna preparazione, solo l’esperienza maturata nel tempo e col confronto.
Per quanto riguarda l’abbigliamento ci sono dati storici un po’ contrastanti per quanto riguarda s’istrumpa. Per tutto l’800 si combatteva indossando il costume tradizionale del proprio paese mentre successivamente l’abbigliamento più comune era quello derivato dalle vesti di lavoro in campagna: pantaloni in velluto, camicia “a gula” (senza colletto), “cusinzos” (tipici scarponi da lavoro) e spesso anche i gambali che non venivano tolti nonostante non favorissero le tecniche di piede. Non si può pertanto parlare di un abbigliamento standard ne obbligatorio, uniche particolarità il fatto che non si combatteva ne scalzi ne a torso nudo. Nel sumo invece oltre il classico mawashi anche l’abbigliamento nelle occasioni pubbliche impone ai rikishi determinate regole.
Anche per quanto riguarda i rituali ci sono profonde differenze; nel sumo le reminiscenze dello Shinji-sumo (sumo nei santuari ) e il legame alla religione shintoista hanno lasciato una serie di rituali ben definiti sia nell’ambito dei combattimenti che del mondo del sumo in generale. S’istrumpa invece non prevede alcun rituale e non possiede alcun collegamento con l’ambito religioso se non quello di essere praticata in occasione di feste campestri o paesane ma senza alcun legame con la ricorrenza stessa. Il sumo dei rituali shintoisti era utilizzato per propiziare i raccolti o la pesca mentre s’istrumpa era un’attività di svago legata alla fine dei faticosi lavori di campagna come vendemmia, trebbiatura o tosatura.

(accompagnato dal recentemente ritirato 松鳳山 Shohozan)
Per quanto concerne gli arbitri la differenza è legata al fatto che nel sumo anche i giudici sono salariati, mentre ovviamente nella strumpa no. La cosa in comune è però che in entrambi i casi il controllo degli incontri è delegato a degli esperti e solitamente ex-lottatori (shinpan nel sumo che coadiuvano il gyoji) oppure lottatori molto esperti e riconosciuti dagli altri lottatori stessi (istrumpa).
Dove si combatte è sempre in funzione dell’origine della disciplina, il sumo riprende le origini legate ai santuari shintoisti e il dohyo fa le veci di uno spazio rituale, da purificare e dal forte significato simbolistico oltre che delimitare uno spazio ben preciso. S’istrumpa invece veniva combattuta un po’ ovunque, cercando uno spiazzo pianeggiante, privo si sassi o meglio ancora con morbida erba o paglia (si combatteva spesso nell’aia o negli spiazzi in cui si tosavano le pecore, ma anche nelle piazze o per le vie del paese).
Ma non c’è nulla che accomuni sumo e istrumpa? Beh si, altrimenti si tratterebbe di mettere vicine due calamite con il polo opposto…
Come si combatte e come si vince?
Nel sumo lo scopo è far toccare terra all’avversario con qualsiasi parte del corpo che non sia la pianta dei piedi (ovviamente) oppure forzarlo al di fuori dello spazio delimitato, s’istrumpa invece prevede l’atterramento dell’avversario e la vittoria solitamente è ottenuta al meglio di due atterramenti validi su tre o di tre su cinque. Un atterramento per essere considerato valido prevede che uno dei due lottatori venga messo col dorso a terra o cade sotto l’avversario (tecniche di schiacciamento). Per quanto riguarda le tecniche nel sumo sono due le principali tipologie di condotta: oshi-zumo (spinta) e yotzu-zumo (presa sul mawashi). Nel primo caso i lottatori cercano di spingere a terra o fuori dal dohyo l’avversario mentre nel secondo caso preferiscono avere la presa al mawashi avversario per costringerlo a terra con leve, sgambetti o proiezioni oppure forzarne i movimenti per “guidarlo” oltre la corda. S’istrumpa invece prevede l’obbligo del contatto continuo fra i lottatori (un po’ come se un incontro di sumo iniziasse obbligatoriamente con i due lottatori che eseguono una bella presa solida sul mawashi dell’avversario) pertanto le strategie e le tecniche sono legate alla dinamicità ed alla necessità di far perdere l’equilibrio all’avversario per forzarlo a terra.
Come detto pocanzi s’istrumpa prevede l’obbligatorietà della presa, ma come avviene? Si riportano diversi tipi di presa fra i quali quelli più utilizzati sono la presa sul polso e sulle dita. Dopo aver cinto l’avversario in una sorta di abbraccio si devono stringere le proprie braccia sulla sua schiena e bisogna mantenere il contatto stringendo una mano sul polso dell’altra oppure utilizzando le dita come una sorta di gancio. Altri tipi di presa prevedono che si inizi stringendosi alla cintura o ai pantaloni dell’avversario.
La posizione iniziale è standardizzata sia nel sumo sia in s’istrumpa, questo per garantire una partenza equilibrata che dia pari opportunità ai due lottatori. Nel sumo si parte a distanza e si cerca o si evita il contatto per strategia mentre s’istrumpa obbliga al contatto ed alle tecniche di disequilibrio.
L’inizio dell’incontro è scandito dalle frasi del gyoji nel sumo e l’equivalente di “hakkeyoi!” per s’istrumpa è la frase urlata dall’arbitro di turno: “a gherrare!” ossia “che si combatta!”.
Le categorie di peso non vengono contemplate nè nel sumo nè nella istrumpa (mi riferisco sempre alle versioni tradizionali e non quelle “sportive” moderne) a sottolineare il fatto che dimostrare il proprio valore era un’attività legata non solo alla forza fisica ma anche alla destrezza, alla velocità, all’intelligenza ed alla coordinazione. E’ necessario però un piccolo chiarimento: in s’istrumpa difficilmente si potevano trovare grosse differenze di fisico, come detto in precedenza i lottatori provenivano dalla realtà agropastorale pertanto alimentazione e stile di vita molto simili. Nei casi in cui si affrontavano però dei lottatori con notevole differenza di altezza a quello più basso era concessa una doppia presa sotto le ascelle dell’avversario (anziché la presa incrociata) per bilanciare la differenza.
Ad esclusione delle manate a mano aperta consentite nel sumo, in entrambe le discipline sono vietati i colpi diretti all’avversario. Sono previste delle condotte vietate, ad esempio nel sumo è vietato afferrare i capelli dell’avversario, nella istrumpa è vietato utilizzare strattagemmi per indurre dolore nell’avversario come ad esempio forzare col mento sulla clavicola o sullo sterno o fare pressione con la nocca del pollice sulla schiena. Questo introduce un altro punto che accomuna sumo e istrumpa: il rispetto dell’avversario.
Quando l’avversario va a terra o esce oltre la corda nel sumo l’azione di attacco viene immediatamente interrotta e lo stesso avviene nella istrumpa, appena l’avversario è atterrato non si osserva più alcuna azione, a dimostrazione che non c’è violenza ma semplice volontà di confrontarsi, provando a prevalere in tutti i modi consentiti dalle regole e dalle proprie abilità e accettando l’eventuale sconfitta con dignità.
Altro punto di similitudine sta nelle tecniche vincenti. Nel sumo sono riconosciute oltre 80 tecniche vincenti dette kimarite, alcune basilari o molto utilizzate come tecniche di spinta o trazione altre più rare e difficili da eseguire come proiezioni e sgambetti o attacchi simultanei con più parti del corpo. Nella istrumpa le tecniche vengono dette “trassas” che letteralmente significa sia “modi”, “maniera di fare qualcosa” ma anche “astuzia” (essere “trassau” in sardo vuol dire essere tecnico, esperto e in possesso di diverse soluzioni).

Possiamo ricondurre le principali “trassas” nelle seguenti categorie:
Tecniche che usano la gamba come leva che possono essere portate dall’interno o dall’esterno e poggiando o meno il piede a terra (la nomenclatura in sardo prevede la traduzione dell’azione stessa ad esempio la tecnica di gamba dall’interno con appoggio del piede è detta “a ghetare s’anca dae intro acotzande su pede in terra” e cosi via).
Tecniche che usano il ginocchio come leva, fra le quali quella storicamente più utilizzata in antichità era quella del ginocchio all’esterno (“a ghetare su ghenugru dae foras”).
Tecniche di sollevamento, portate utilizzando il ginocchio dall’interno o dall’esterno oppure concludendo con uno schiacciamento (sollevando e poi concludendo l’atterramento facendo passare l’avversario in mezzo alle proprie gambe anziché lateralmente finendo in pratica sopra l’avversario, tale “trassa” è detta “a tzaccadura”).
Tecniche di ancata laterale, atte soprattutto a sollevare il baricentro dell’avversario,
Proiezioni: le tecniche più spettacolari e difficili da eseguire: proiezione laterale (“a imboladura dae costados”), mezza rotazione (“mesu molinadura”) e rotazione (“a molinadura”).
Ovviamente ci sarebbe ancora tanto da dire ma come già anticipato la mia intenzione era solo quella di aprire un piccolo parallelo su due realtà in cui la tradizione è la forza motrice, d’altronde per un profano anche s’istrumpa potrebbe essere sintetizzata come “due pastori che si sbattono a terra per vedere chi ha la testa più dura”. Spero di aver fatto capire che ovviamente non è cosi, di non avervi annoiato troppo e chissà, magari di aver aperto un piccolo spiraglio di curiosità.
Alessio partecipa attivamente alla nostra pagina facebook sul sumo portando commenti tecnici nelle sue pagelle quotidiane durante i tornei.
Vi ricordiamo i prossimi imperdibili appuntamenti: Lunedì 27 Luglio uscirà il prossimo Banzuke che sarà immediatamente analizzato dai nostri specialisti mentre il 10 Luglio comincerà il Torneo di Nagoya 2022 che sarà commentato nei dettagli ogni giorno, sia con analisi tecniche che con traduzioni delle dichiarazioni dei lottatori stessi. Seguiteci dunque sulle nostre pagine social se non volete perdervi alcuna notizia sul sumo: