Forse vi ricordate l’intervista che avevo tradotto tempo fa della giovane Izuka Saki a Takakeisho. Il 5 gennaio invece ha avuto l’occasione di intervistare l’ex Yokozuna Hakuho (Miyagino oyakata) in attesa del suo Danpatsu-shiki (rituale del taglio dei capelli / ritiro dal sumo), avvenuto il 27 gennaio, alle 11 di mattina (3 di notte in Italia).
Il grande Yokozuna dell’era Heisei (1989-2019), Hakuho. Nel 2021 è tornato alla ribalta vincendo il torneo di luglio senza neppure una sconfitta, e al torneo seguente non ha potuto partecipare per Covid. In questo modo ha appeso il mawashi al chiodo dopo 20 anni di carriera sul dohyo.
Sono ormai passati 16 mesi da quando ha presentato la domanda di ritiro, finalmente ci siamo. Ha vinto 45 tornei, 1093 stelle bianche, disputato 84 tornei da Yokozuna in cui ha brillato e ricevuto una montagna di critiche. Nel ricevere tutti questi commenti negativi, come avrà fatto ad andare avanti? Ora da oyakata cosa ne pensa del significato di 品格 hinkaku, dignità dello Yokozuna?
―― A fine gennaio taglierai i capelli e diventerai ufficialmente Miyagino oyakata. Come ti senti?
「Ho presentato i documenti per ritirarmi a settembre 2021, c’è voluto un sacco di tempo.」
―― Prima del tuo ritiro ufficiale torniamo indietro nel tempo, a quando eri Yokozuna, ora che sei un oyakata cosa ne pensi della frase “dignità dello yokozuna”. Un tema complesso così all’improvviso ma lei ha 14 anni di esperienza in quella divisione e molte volte è stato additato come qualcuno non meritevole della posizione per i suoi kachiage o schiaffi al tachi-ai. Riguardo a questi commenti, al tempo, come ha reagito?
「Eh già. Alcune volte utilizzavo quelle mosse ma mi sono sorpreso che fossero diventate motivo di tanto clamore. Col mio vigore giovanile in realtà studiavo bene l’avversario e quelle mosse erano frutto della mia srategia. A dirla tutta erano mosse molto rischiose, quando mi dicevano che solo io riuscivo a farle mi sono sentito onorato… I lottatori che salgono sul dohyo cambiano e infatti c’era anche un altro Hakuho. Ogni tanto riguardo i video degli incontri, spesso mi fa strano vedermi.」
―― Cosa intende per un “altro Hakuho”?
「Quando una persona sta per morire per un incidente oppure è concentrata in modo profondissimo, si dice che veda tutto a rallentatore. Io da quando avevo 15 anni vedo gli incontri di sumo come se fossero rallentati. Solo quattro anni fa ho capito che ero solo io a vederli in questo modo, che non era normale. Se chiedevo ai miei compagni di heya, gli incontri “finiscono subito!” Anche salendo sullo stesso dohyo la percezione del tempo è differente. Quando riguardo i video dei miei incontri mi accorgo che a guardarli da fuori tutto sembra molto più veloce. Però il cervello li ricorda a rallentatore. Gli psicologi chiamano questo fenomeno “trance agonistica, in inglese in the zone”.
――Lei combatteva in questo modo, eh? Wow!
「Quando sono diventato Yokozuna, il Grande Yokozuna Taiho mi ha confidato che “appena sono stato promosso ho subito pensato al ritiro.” Se uno Yokozuna perde si ritira. In pratica per uno Yokozuna “perdere” vuole dire “morire”. Per questo vedevo gli incontri a rallentatore e mi sono specializzato in certe tecniche per la vittoria. Ce la mettevo tutta. Nell’ultimo anno e mezzo però prendevo le pillole per dormire, non ero più così in forma. Avevo parecchi punti deboli.」
―― La responsabilità dello Yokozuna è vincere e lei questo l’ha fatto. “Perdere è come morire”, parole forti!
「Nel racconto mitologico “Nihon Shoki”, 1500 anni fa, Nomi-no-sukune in un incontro di sumo vince uccidendo Taima-no-kehaya. Nei tempi antichi chi perdeva moriva per davvero. Sono sicurissimo di essermi allenato più di ogni altro lottatore e l’ultimo torneo in cui ho vinto 15 incontri su 15 secondo me è stato un dono delle divinità. Ora invece ci sono tanti lottatori caldi e affamati di vittorie. Per vincere molti si allenano coi pesi e prendono tante proteine. La coscienza individuale è aumentata.」
―― Lei fino a quando si è divertito a fare sumo?
「Fino a quando sono diventato Sekiwake. Dopo invece c’era tantissima pressione, dovevo vincere per forza. C’era una canzone che amavo, il titolo è 凡庸 bon’you, “mediocre”, le parole dicevano: “solo perché lo dico non vuol dire che sia felice, solo perché piango non vuol dire che io sia triste.” Chi ci guarda da fuori vede degli Yokozuna fighi ma in realtà “anche se vinciamo non siamo felici, se perdiamo e piangiamo non siamo necessariamente tristi.”
―― Un canzone che tocca nel profondo. Quando lei era lottatore cosa intendeva per “dignità dello Yokozuna”?
「In passato significava “essere gentile ma forte”. Sul dohyo forte come un demone, appena sceso si ritorna persone cordiali. Io sono cresciuto con questo motto quindi direi che significa essere “gentili”. Oltre a questo ovviamente c’è la responsabilità di “vincere”. Uno Yokozuna ha “talento ed eccellente dignità”. Ad ogni modo le persone non sono perfette e quando si parla di “dignità” non c’è mai una risposta immediata.
―― Quale pensa sia la cosa più interessante del sumo?
「Il sumo è presente in 20 stati ma è sport nazionale solo in Mongolia e in Giappone. Per questo sono riuscito a crescere così tanto. Vorrei diffondere il sumo e la cultura giapponese nel mondo, mostrare questi samurai contemporanei e la loro attrattiva. Alla fine non si tratta solo di uno sport ma è un rito propiziatorio per il raccolto e un rituale per le divinità. Vorrei mostrare questo aspetto al mondo intero.
―― Per questo ha deciso di rimanere come oyakata?
「Esatto. Voglio far crescere i giovani e rendere il sumo famoso nel mondo. Il tutto ovviamente a partire dal Giappone. Mio padre che era un campione olimpico di wrestling che ha girato il mondo, mi diceva sempre “fai a modo tuo!”.
―― Che bello. Da ora in poi quali sono i suoi piani?
「Nel 2022 tanti Maegashira sono diventati campioni. I fan sono estasiati ma se c’è il Banzuke un motivo ci sarà. Secondo me gli spettatorei dovrebbero andare a casa dicendo “Yokozuna e Ozeki erano fortissimI!” Se questi perdono invece il commento dovrebbe essere “ho assistito ad un evento rarissimo!” Io vorrei che tornasse così, voglio crescere in fretta un futuro Yokozuna o Ozeki. Questo è il mio modo per ringraziare il sumo di quanto mi ha dato e per sviluppare la mia personale “via del sumo”.
―― Finito il Torneo di Gennaio, finalmente ci sarà il suo “danpatsu-shiki” al Kokugikan il 28 Gennaio. I biglietti sono andati subito sold out, si prospetta un pienone. La preparazione è stata difficoltosa?
「Eh già. Una volta decisa la data bisogna preparare un sacco di cose in tempo e ci sono tantissime riunione a cui presenziare. Ce l’ho veramente messa tutta. Devo ringraziare tutte le persone che hanno deciso di venire all’evento, e chiedere scusa a chi non è riuscito a comprare il biglietto.」
―― Che evento sarà?
「Ci sono 400 tamari-seki (posti vicino al dohyo) ma far tagliare un pezzo di capigliatura a tutti ci vorrebbe troppo tempo, ci saranno molti meno tagli. Inoltre ci saranno dei gadget in vendita solo quel giorno. Dopo l’evento ci sarà anche la festa, sarà un giorno molto lungo!」
―― Sono ormai 20 anni da quando è entrato nel sumo, che ricordi le riporta il mage?
「 L’anno scorso a settembre ho visto un film ambientato in epoca Meiji (1868-1912) con dei samurai molto orgogliosi. Il governo Meiji dell’epoca, quando l’era dei samurai stava finendo, si inchina nei confronti di queste persone valorose. Mi sono commosso e penso che la mia ultima volta sul dohyo sarà così.」
―― Al contrario, non vorresti tagliare subito il mage?
「All’inizio volevo sbrigarmi ma avvicinandomi alla data sto diventando sempre più nostalgico e triste.」
―― Dopo il taglio dei capelli che capigliatura si farà?
「Non ho ancora deciso. I miei supporter mi hanno detto che starei bene coi capelli alla James Bond!」
―― Qual è l’episodio più vivido che ricordi nella tua lunga carriera?
「Al mio debutto in Jonokuchi (marzo 2001) ho finito con un make-koshi, se potessi vorrei cancellare questo avvenimento vergognoso dalla memoria. A quanto pare, ho scoperto dopo, altri due Yokozuna hanno debuttato con un make-koshi: Wakanohana I e Yoshibayama.
―― Forse era il destino?
「Sì, e poi pensa che il motivo per cui ero interessato al sumo era proprio Wakanohana I! Quando Wakanohana I è venuto in Mongolia nel 1991 io l’ho incontrato insieme a mio padre. In quel momento ho imparato anche cosa fosse un “umaibo” (dolcetto per bambini giapponese)!)」
―― Davvero? Non lo sapevo.
「All’inizio ero molto magro e facevo molta fatica. Ero bianchissimo e magrissimo, mi chiamavano “moyashi” (germoglio di soia). La mia forza non bastava. Mi sono allenato anche nel mangiare. Nel 2002 l’ennesimo make-koshi in Sandanme. Mi ricordo quanto ero triste nel ritorno a casa in treno. Però dal quel momento ho ottenuto solo kachi-koshi! Da quando avevo 17 anni non ho più visto un make-koshi.」
―― Che figo! Però quando le ho chiesto dei ricordi lei mi ha subito parlato delle sue sconfitte, argomento molto profondo.
「Già. I due anni e mezzo che ci sono voluti per diventare Sekitori sono stati molto intensi. Dormi, ti svegli e sei più forte. Non è stato facile ma alla fine mi sono divertito. Però piangevo tre volte al giorno. Due volte durante il keiko e una nel futon, la notte. Pensavo: oh no, anche domani devo allenarmi! All’inizio volevo ritirarmi e lasciare il sumo ma ho pensato che avrei solo imbarazzato mio padre e portato vergogna a chi mi ha cresciuto. Proprio in quel momento ho ottenuto buoni risultati sul dohyo e la cosa mi ha dato forza per continuare.」
―― Solo due make-koshi, ha salito il banzuke senza problemi.
「Il sumo è una società basata sul banzuke. Più si sale meno cose ci sono da fare, per esempio le pulizie o rispondere al telefono. Soprattutto giunto in Makushita ci si poteva concentrare solo sugli allenamenti e sono riuscito velocemente a salire fra i Sekitori.」
―― Ci sono altri motivi della sua rapida scalata?
「La lingua. Quando ho imparato bene il giapponese riuscivo a capire cosa mi dicevano il capo palestra e i miei compagni. Ho studiato il giapponese ascoltando le canzoni e leggendo il testo confrontando la voce coi kanji che avevo sott’occhio.」
―― 45 tornei vinti, 1187 vittorie, svariati record: qual è il motivo secondo lei, ci ha mai pensato?
「I due anni e mezzo durissimi degli inizi, quella esperienza mi ha sempre accompagnato. E poi ho sempre tenuto in grande considerazione i fondamentali del sumo: shiko, suribashi, teppo. Probabilmente poco interessanti da fare e da vedere ma sono invece importantissimi perché per fare questi esercizi bisogna pensare, essere concentrati e muovere il corpo in modo giusto. Nel mio caso se passano 1, 2 o 3 giorni il mio corpo cambia. Dopo i tornei prendevo una settimana di ferie e al ritorno le mie giunture erano molli e non potevo lottare, dopo 3 giorni invece si indurivano ed ero pronto per gli incontri. Per questo i movimenti base sono importanti. Inoltre vengono limitati gli infortuni e i risultati arrivano sicuramente.」
―― Penso che lei sia la persona che dà più importanza alle cose basilari, la trovo molto persuasivo.
「E poi dopo i 30 anni ho cominciato anche l’allenamento muscolare, forse per questo sono riuscito a combattere altri 5 anni. Il mio corpo è piuttosto morbido ed elastico, se mi riposo per qualche giorno i muscoli scompaiono immediatamente.
―― Ora invece sono molti i lottatori che si allenano in palestra.
「Le persone normali ritengono sia importante dopo i 40 anni fare esercizi di stretching e usare manubri leggeri ma noi atleti dobbiamo allenarci già dai 30 anni per mantenere la forza necessaria per combattere. I rikishi di oggi l’hanno capito.」
―― Nella Miyagino-beya ci sono i Sekitori Enho e Hokuseiho, e poi alcuni studenti/lottatori appena entrati che stanno facendo molto bene. Non vedo l’ora di vedere cosa lei potrà fare per crescerli al meglio.
「Grazie mille. Non posso fare nomi se no metto loro pressione ma tra i miei allievi ci sono tanti futuri campioni. Anche io non vedo l’ora che crescano!」