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L’ultima intervista di Hakuho: «Per uno Yokozuna “perdere” vuole dire “morire”»

Forse vi ricordate l’intervista che avevo tradotto tempo fa della giovane Izuka Saki a Takakeisho. Il 5 gennaio invece ha avuto l’occasione di intervistare l’ex Yokozuna Hakuho (Miyagino oyakata) in attesa del suo Danpatsu-shiki (rituale del taglio dei capelli / ritiro dal sumo), avvenuto il 27 gennaio, alle 11 di mattina (3 di notte in Italia).

Il grande Yokozuna dell’era Heisei (1989-2019), Hakuho. Nel 2021 è tornato alla ribalta vincendo il torneo di luglio senza neppure una sconfitta, e al torneo seguente non ha potuto partecipare per Covid. In questo modo ha appeso il mawashi al chiodo dopo 20 anni di carriera sul dohyo.

Sono ormai passati 16 mesi da quando ha presentato la domanda di ritiro, finalmente ci siamo. Ha vinto 45 tornei, 1093 stelle bianche, disputato 84 tornei da Yokozuna in cui ha brillato e ricevuto una montagna di critiche. Nel ricevere tutti questi commenti negativi, come avrà fatto ad andare avanti? Ora da oyakata cosa ne pensa del significato di 品格 hinkaku, dignità dello Yokozuna?

―― A fine gennaio taglierai i capelli e diventerai ufficialmente Miyagino oyakata. Come ti senti?

「Ho presentato i documenti per ritirarmi a settembre 2021, c’è voluto un sacco di tempo.」

―― Prima del tuo ritiro ufficiale torniamo indietro nel tempo, a quando eri Yokozuna, ora che sei un oyakata cosa ne pensi della frase “dignità dello yokozuna”. Un tema complesso così all’improvviso ma lei ha 14 anni di esperienza in quella divisione e molte volte è stato additato come qualcuno non meritevole della posizione per i suoi kachiage o schiaffi al tachi-ai. Riguardo a questi commenti, al tempo, come ha reagito?

「Eh già. Alcune volte utilizzavo quelle mosse ma mi sono sorpreso che fossero diventate motivo di tanto clamore. Col mio vigore giovanile in realtà studiavo bene l’avversario e quelle mosse erano frutto della mia srategia. A dirla tutta erano mosse molto rischiose, quando mi dicevano che solo io riuscivo a farle mi sono sentito onorato… I lottatori che salgono sul dohyo cambiano e infatti c’era anche un altro Hakuho. Ogni tanto riguardo i video degli incontri, spesso mi fa strano vedermi.」

―― Cosa intende per un “altro Hakuho”?

「Quando una persona sta per morire per un incidente oppure è concentrata in modo profondissimo, si dice che veda tutto a rallentatore. Io da quando avevo 15 anni vedo gli incontri di sumo come se fossero rallentati. Solo quattro anni fa ho capito che ero solo io a vederli in questo modo, che non era normale. Se chiedevo ai miei compagni di heya, gli incontri “finiscono subito!” Anche salendo sullo stesso dohyo la percezione del tempo è differente. Quando riguardo i video dei miei incontri mi accorgo che a guardarli da fuori tutto sembra molto più veloce. Però il cervello li ricorda a rallentatore. Gli psicologi chiamano questo fenomeno “trance agonistica, in inglese in the zone”.

――Lei combatteva in questo modo, eh? Wow!

「Quando sono diventato Yokozuna, il Grande Yokozuna Taiho mi ha confidato che “appena sono stato promosso ho subito pensato al ritiro.” Se uno Yokozuna perde si ritira. In pratica per uno Yokozuna “perdere” vuole dire “morire”. Per questo vedevo gli incontri a rallentatore e mi sono specializzato in certe tecniche per la vittoria. Ce la mettevo tutta. Nell’ultimo anno e mezzo però prendevo le pillole per dormire, non ero più così in forma. Avevo parecchi punti deboli.」

―― La responsabilità dello Yokozuna è vincere e lei questo l’ha fatto. “Perdere è come morire”, parole forti!

「Nel racconto mitologico “Nihon Shoki”, 1500 anni fa, Nomi-no-sukune in un incontro di sumo vince uccidendo Taima-no-kehaya. Nei tempi antichi chi perdeva moriva per davvero. Sono sicurissimo di essermi allenato più di ogni altro lottatore e l’ultimo torneo in cui ho vinto 15 incontri su 15 secondo me è stato un dono delle divinità. Ora invece ci sono tanti lottatori caldi e affamati di vittorie. Per vincere molti si allenano coi pesi e prendono tante proteine. La coscienza individuale è aumentata.」

―― Lei fino a quando si è divertito a fare sumo?

「Fino a quando sono diventato Sekiwake. Dopo invece c’era tantissima pressione, dovevo vincere per forza. C’era una canzone che amavo, il titolo è 凡庸 bon’you, “mediocre”, le parole dicevano: “solo perché lo dico non vuol dire che sia felice, solo perché piango non vuol dire che io sia triste.” Chi ci guarda da fuori vede degli Yokozuna fighi ma in realtà “anche se vinciamo non siamo felici, se perdiamo e piangiamo non siamo necessariamente tristi.”

―― Un canzone che tocca nel profondo. Quando lei era lottatore cosa intendeva per “dignità dello Yokozuna”?

「In passato significava “essere gentile ma forte”. Sul dohyo forte come un demone, appena sceso si ritorna persone cordiali. Io sono cresciuto con questo motto quindi direi che significa essere “gentili”. Oltre a questo ovviamente c’è la responsabilità di “vincere”. Uno Yokozuna ha “talento ed eccellente dignità”. Ad ogni modo le persone non sono perfette e quando si parla di “dignità” non c’è mai una risposta immediata.

―― Quale pensa sia la cosa più interessante del sumo?

「Il sumo è presente in 20 stati ma è sport nazionale solo in Mongolia e in Giappone. Per questo sono riuscito a crescere così tanto. Vorrei diffondere il sumo e la cultura giapponese nel mondo, mostrare questi samurai contemporanei e la loro attrattiva. Alla fine non si tratta solo di uno sport ma è un rito propiziatorio per il raccolto e un rituale per le divinità. Vorrei mostrare questo aspetto al mondo intero.

―― Per questo ha deciso di rimanere come oyakata?

「Esatto. Voglio far crescere i giovani e rendere il sumo famoso nel mondo. Il tutto ovviamente a partire dal Giappone. Mio padre che era un campione olimpico di wrestling che ha girato il mondo, mi diceva sempre “fai a modo tuo!”.

―― Che bello. Da ora in poi quali sono i suoi piani?

「Nel 2022 tanti Maegashira sono diventati campioni. I fan sono estasiati ma se c’è il Banzuke un motivo ci sarà. Secondo me gli spettatorei dovrebbero andare a casa dicendo “Yokozuna e Ozeki erano fortissimI!” Se questi perdono invece il commento dovrebbe essere “ho assistito ad un evento rarissimo!” Io vorrei che tornasse così, voglio crescere in fretta un futuro Yokozuna o Ozeki. Questo è il mio modo per ringraziare il sumo di quanto mi ha dato e per sviluppare la mia personale “via del sumo”.

―― Finito il Torneo di Gennaio, finalmente ci sarà il suo “danpatsu-shiki” al Kokugikan il 28 Gennaio. I biglietti sono andati subito sold out, si prospetta un pienone. La preparazione è stata difficoltosa?

「Eh già. Una volta decisa la data bisogna preparare un sacco di cose in tempo e ci sono tantissime riunione a cui presenziare. Ce l’ho veramente messa tutta. Devo ringraziare tutte le persone che hanno deciso di venire all’evento, e chiedere scusa a chi non è riuscito a comprare il biglietto.」

―― Che evento sarà?

「Ci sono 400 tamari-seki (posti vicino al dohyo) ma far tagliare un pezzo di capigliatura a tutti ci vorrebbe troppo tempo, ci saranno molti meno tagli. Inoltre ci saranno dei gadget in vendita solo quel giorno. Dopo l’evento ci sarà anche la festa, sarà un giorno molto lungo!」

―― Sono ormai 20 anni da quando è entrato nel sumo, che ricordi le riporta il mage?

「 L’anno scorso a settembre ho visto un film ambientato in epoca Meiji (1868-1912) con dei samurai molto orgogliosi. Il governo Meiji dell’epoca, quando l’era dei samurai stava finendo, si inchina nei confronti di queste persone valorose. Mi sono commosso e penso che la mia ultima volta sul dohyo sarà così.」

―― Al contrario, non vorresti tagliare subito il mage?

「All’inizio volevo sbrigarmi ma avvicinandomi alla data sto diventando sempre più nostalgico e triste.」

―― Dopo il taglio dei capelli che capigliatura si farà?

「Non ho ancora deciso. I miei supporter mi hanno detto che starei bene coi capelli alla James Bond!」

―― Qual è l’episodio più vivido che ricordi nella tua lunga carriera?

「Al mio debutto in Jonokuchi (marzo 2001) ho finito con un make-koshi, se potessi vorrei cancellare questo avvenimento vergognoso dalla memoria. A quanto pare, ho scoperto dopo, altri due Yokozuna hanno debuttato con un make-koshi: Wakanohana I e Yoshibayama.

―― Forse era il destino?

「Sì, e poi pensa che il motivo per cui ero interessato al sumo era proprio Wakanohana I! Quando Wakanohana I è venuto in Mongolia nel 1991 io l’ho incontrato insieme a mio padre. In quel momento ho imparato anche cosa fosse un “umaibo” (dolcetto per bambini giapponese)!)」

―― Davvero? Non lo sapevo.

「All’inizio ero molto magro e facevo molta fatica. Ero bianchissimo e magrissimo, mi chiamavano “moyashi” (germoglio di soia). La mia forza non bastava. Mi sono allenato anche nel mangiare. Nel 2002 l’ennesimo make-koshi in Sandanme. Mi ricordo quanto ero triste nel ritorno a casa in treno. Però dal quel momento ho ottenuto solo kachi-koshi! Da quando avevo 17 anni non ho più visto un make-koshi.」

―― Che figo! Però quando le ho chiesto dei ricordi lei mi ha subito parlato delle sue sconfitte, argomento molto profondo.

「Già. I due anni e mezzo che ci sono voluti per diventare Sekitori sono stati molto intensi. Dormi, ti svegli e sei più forte. Non è stato facile ma alla fine mi sono divertito. Però piangevo tre volte al giorno. Due volte durante il keiko e una nel futon, la notte. Pensavo: oh no, anche domani devo allenarmi! All’inizio volevo ritirarmi e lasciare il sumo ma ho pensato che avrei solo imbarazzato mio padre e portato vergogna a chi mi ha cresciuto. Proprio in quel momento ho ottenuto buoni risultati sul dohyo e la cosa mi ha dato forza per continuare.」

―― Solo due make-koshi, ha salito il banzuke senza problemi.

「Il sumo è una società basata sul banzuke. Più si sale meno cose ci sono da fare, per esempio le pulizie o rispondere al telefono. Soprattutto giunto in Makushita ci si poteva concentrare solo sugli allenamenti e sono riuscito velocemente a salire fra i Sekitori.」

―― Ci sono altri motivi della sua rapida scalata?

「La lingua. Quando ho imparato bene il giapponese riuscivo a capire cosa mi dicevano il capo palestra e i miei compagni. Ho studiato il giapponese ascoltando le canzoni e leggendo il testo confrontando la voce coi kanji che avevo sott’occhio.」

―― 45 tornei vinti, 1187 vittorie, svariati record: qual è il motivo secondo lei, ci ha mai pensato?

「I due anni e mezzo durissimi degli inizi, quella esperienza mi ha sempre accompagnato. E poi ho sempre tenuto in grande considerazione i fondamentali del sumo: shiko, suribashi, teppo. Probabilmente poco interessanti da fare e da vedere ma sono invece importantissimi perché per fare questi esercizi bisogna pensare, essere concentrati e muovere il corpo in modo giusto. Nel mio caso se passano 1, 2 o 3 giorni il mio corpo cambia. Dopo i tornei prendevo una settimana di ferie e al ritorno le mie giunture erano molli e non potevo lottare, dopo 3 giorni invece si indurivano ed ero pronto per gli incontri. Per questo i movimenti base sono importanti. Inoltre vengono limitati gli infortuni e i risultati arrivano sicuramente.」

―― Penso che lei sia la persona che dà più importanza alle cose basilari, la trovo molto persuasivo.

「E poi dopo i 30 anni ho cominciato anche l’allenamento muscolare, forse per questo sono riuscito a combattere altri 5 anni. Il mio corpo è piuttosto morbido ed elastico, se mi riposo per qualche giorno i muscoli scompaiono immediatamente.

―― Ora invece sono molti i lottatori che si allenano in palestra.

「Le persone normali ritengono sia importante dopo i 40 anni fare esercizi di stretching e usare manubri leggeri ma noi atleti dobbiamo allenarci già dai 30 anni per mantenere la forza necessaria per combattere. I rikishi di oggi l’hanno capito.」

―― Nella Miyagino-beya ci sono i Sekitori Enho e Hokuseiho, e poi alcuni studenti/lottatori appena entrati che stanno facendo molto bene. Non vedo l’ora di vedere cosa lei potrà fare per crescerli al meglio.

「Grazie mille. Non posso fare nomi se no metto loro pressione ma tra i miei allievi ci sono tanti futuri campioni. Anche io non vedo l’ora che crescano!」

Hakuho: “Solo chi è destinato a diventare Yokozuna ci riesce. Il prossimo? Asanoyama”

Ad oltre un anno dal ritiro avvenuto nel settembre 2021, Hakuhō 白鵬nei giorni scorsi è stato intervistato da Hiro Morita, giornalista di NHK World Japan. L’ex lottatore della Mongolia è apparso molto rilassato, fornendo tanti spunti di riflessione che solo una persona della sua esperienza può dare, e, seppur gli mancano i giorni in cui combatteva sul dohyō, non ha nascosto di trovarsi molto a suo agio in veste di Miyagino Oyakata, come 13° allenatore della palestra Miyagino.

Rispondendo alle domande di Morita – commentatore inglese del sumo per il canale NHK nonché volto principale del canale YouTube ufficiale della federazione, Sumo Primetime – Hakuhō ha iniziato così la sua valutazione sulla stagione 2022 di sumo: “È straordinario vedere sei campioni differenti per ciascun torneo; inoltre tre lottatori Maegashira hanno vinto il titolo consecutivamente e non era mai successo. Sono davvero stupito. Io sono sempre stato molto motivato nell’infrangere record, quindi mi piace vedere persone che ne stabiliscono di nuovi”. E tra tutti i tornei ce n’è uno che spicca particolarmente secondo lui. “A novembre c’è stato il play-off a tre per la prima volta dal 1994 e il 3° Maegashira vittorioso consecutivamente; per queste ragioni è stato il più memorabile per me. Io non ero molto bravo nei play-off quindi sono contento di non averne mai preso parte in uno con tre rikishi”.

“Potranno anche esser chiamati Maegashira ma hanno dimostrato di essere dei vincenti: Ichinojo aveva già lottato con me per la vittoria del Yusho (nel 2014 e nel 2019, ndt), Tamawashi aveva già vinto la Coppa dell’Imperatore un paio di anni fa, Abi era già stato in corsa in precedenza e finalmente ce l’ha fatta”. […] “Il Coronavirus ha reso difficile per i rikishi rimanere in forma e questo ha reso difficile per i primi della classe vincere più titoli”.

Sullo Yokozuna Terunofuji 

“Quando ero giovane sono stato il solo Yokozuna per un po ‘di tempo e sicuramente c’era pressione, ma me ne sbarazzavo allenandomi duramente ogni giorno. Terunofuji sta lottando con gli infortuni ma continua a vincere tornei; mi ricorda un po’ me stesso negli ultimi anni. Si è operato ad entrambe le ginocchia e per questo era assente al torneo di Novembre, e io sono un po’ preoccupato per le sue condizioni andando avanti col tempo”.

Su chi ha fatto più progressi

Uno dei rikishi ad aver ottenuto il kachi-koshi (maggioranza di vittorie) in tutti i sei tornei, vincendo inoltre il maggior numero di incontri nella stagione 2022, è Wakatakakage, uno di quelli ad esser migliorati maggiormente secondo Hakuhō. “Wakatakakage è il primo nome che viene in mente; a marzo ha vinto il suo primo torneo. Il suo otsuke (presa con l’avambraccio) è un’arma solida. Successivamente è diventato più variegato, lottando anche alla cintura dell’avversario. Espandere il repertorio offensivo è vitale se vuole salire ancora in classifica; sviluppare il suo sumo preservando le sue vecchie armi è notevole”. Ma non è solamente un discorso di tecnica, bensì anche di fisico: “Credo che si renderà conto quanto più facile sia vincere se riuscisse a mettere sù 10 o 20 chili in più”.

Lo Yokozuna più vincente della storia ha anche parole di elogio per Hōshōryu. “Lui fa molto affidamento ai lanci ma mi piace il suo atteggiamento di non arrendersi mai. Ha un grandissimo spirito combattivo e deve migliorare nella forza mentale. Il suo spirito combattivo è forte tanto quanto quello di suo zio (Asashoryu), anche se pure lui deve mettere su qualche chilo. Certe volte è troppo impetuoso e perde a causa dei suoi errori“.

Cosa c’è dietro le scarse prestazioni degli Ozeki?

“Carenza di allenamento, punto. In passato si allenavano duramente con noi per diventare ozeki, ma senza più questi allenamenti, i loro avversari hanno raggiunto il loro livello. Io credo si siano troppo concentrati sul proteggere il loro status; quando ciò accade diventi troppo difensivo e inefficace. Loro devono ricordarsi come sono arrivati lì e mantenere quello spirito combattivo. La loro incapacità di restare aggressivi fisicamente e mentalmente gli ha impedito di realizzare i loro obiettivi”. 

Most Valuable Rikishi

Prendendo spunto dalla NBA dove è celebre il titolo di MVP, Mosta Valuable Palyer, Morita chiede ad Hakuhō chi possa fregiarsi del premio di MVR della stagione 2022. “Kotonowaka ha fatto grandi progressi, Ichinojo ha vinto il suo primo Yusho, ma il mio MVR è Takayasuha spiegato il capopalestra naturalizzato giapponese. “Ha lottato per il titolo in tre occasioni e ha disputato due play-off. Io credo davvero che sia il più forte tra i rikishi in attività: ha sia una buona presa che una buona spinta, la sua parte bassa del corpo è pesante e stabile, il ché lo rende difficile da battere. Secondo la mia analisi, per vincere un torneo dev’esserci qualcosa che gli manca nella sua preparazione per competere in un torneo. Potrebbe trattarsi di qualcosa mentale, o problemi fisici, o allenamento insufficiente. Il titolo non arriva se c’è un qualcosina che manca. La ragione può essere rintracciata più avanti, alla fine del torneo. Ma anche darsi troppo da fare non è detto che funzioni. Yokozuna e Ozeki risiedeono nel mezzo tra il non essere troppo aggressivi e non essere troppo difensivi. È un mondo sconosciuto alla maggior parte dei rikishi”.

Il primo candidato a raggiungere il rank di Yokozuna?

Asanoyama. Tra i rikishi contro cui ho lottato, lui è quello spicca per il suo corpo e la sua potenza. Forse secondo solo a Takayasu. Lo stile di Asanoyama è più o meno completo, il ché lo rende complicato da battere; inoltre oggi è molto più duro mentalmente. Vuole far vedere quanto vale. Superare le avversità lo ha aiutato a diventare una persona più forte. Con la sua forza e la sua  continuità, ce lo vedo come prossimo Yokozuna”.

Differenza tra essere Ozeki e Yokozuna

“Io sono stato Ozeki solo per sette tornei, e spesso sentivo i precedenti Yokozuna dire che ci sono delle cose che apprendi solamente quando diventi uno Yokozuna, ma io ero troppo giovane e ritenevo fosse solamente la differenza di un posto in classifica. Solo quando lo sono diventato ho appreso che essere Yokozuna richiede una forza mentale speciale. Io credo sempre che un forte Sekitori possa diventare Ozeki, non esisteva il rango di Yokozuna nei vecchi tempi. Io ritengo che solo chi è destinato a diventare Yokozuna ci riesce“.

Il tempo in cui dominava il dohyō però è sempre più alle spalle, e ora dirige gli allenamenti con lo stesso zelo e professionalita con cui ha affrontato la carriera da lottatore.“Io voglio tirar su dei rikishi fedeli e dignitosi in quanto esseri umaniquesto il suo obiettivo. “Ho molte speranze in Hokuseihō. Tenetelo d’occhio, potrebbe vincere il titolo in massima divisione”. E se ce lo dice uno che c’è riuscito 45 volte, non possiamo che dargli retta.

Intervista a Takakeishō: “Nel sumo la perfezione non esiste”

“Non faccio sumo per piacere al pubblico, ma per me stesso. Quando si diventa Ozeki finisce il divertimento” così ha parlato il 26enne giapponese alla giornalista Izuka Saki

Vi proponiamo, tradotta in italiano, l’intervista integrale all’ozeki Takakeishō Mitsunobu 貴景勝 光信 fatta dalla giornalista e scrittrice Izuka Saki pubblicata ad inizio ottobre su yahoo.jp.

―― Prima che iniziasse l’Aki Basho si è tornato piano piano alla normalità: si è potuto fare de-geiko (allenamento in trasferta) ed è ricominciato il Jungyō (Tour del Sumo). Come ha vissuto quel periodo?
― Il Tour è stato breve ma confrontarsi contro altri Ozeki e allenarsi con tanti rikishi diversi è stato utilissimo. Prima potevamo allenarci solo nella nostra heya, ora possiamo invece uscire e allenarci con altri lottatori, ma anche solo assistere agli allenamenti degli altri è un modo per imparare. Personalmente ho giorni sì e giorni no riguardo alla mia forma, però in questo periodo non ho quasi mai avuto dolori e mi sono allenato in modo costante.

―― Com’è stato il tuo inizio nel Torneo di Settembre?
― A Luglio non ho vinto il torneo per una sola vittoria, ho sofferto due sconfitte all’inizio e questi risultati si ripercuotono sul risultato finale. Anche a Settembre ho perso l’incontro iniziale anche se poi mi sono ripreso, una cosa che non va assolutamente bene. Proprio un peccato, è importantissimo cominciare con una vittoria.

―― Ad ogni modo hai mostrato un buon sumo, eri in forma?
― Devo dire che il buon sumo è quello che entusiasma il pubblico quando si riesce a mostrare la propria forza in attacco e le proprie caratteristiche, i risultati poi arrivano. Sono contento di aver mostrato un sumo del genere. Certamente prima di ogni incontro si è risoluti a “vincere” ma se uno ci pensa troppo finisce per fare movimenti o attacchi affrettati che portano a risultati non ottimali. Nello scorso torneo ho evitato questi pensieri.

―― In questo torneo ti abbiamo visto spesso colpire con forza il viso dell’avversario, hai cambiato qualcosa nella tua tecnica?
― Nonostante mi mantengo sempre su un sumo fatto di spinte cerco sempre di cambiare qualcosina nella mia strategia generale. Porto sul dohyō tutte quelle cose che ho provato e praticato durante gli allenamenti.

―― Hai vinto degli incontri per Hatakikomi e Tsukiotoshi ma il tuo punto forte è il vigore che porti con gli attacchi diretti, è vero?
― Esatto. Attaccare per sbilanciare l’avversario funziona ma cercare di ritirarsi indietro quando si viene attaccati spesso non ha un buon esito. Se miglioro il mio attacco ne consegue che posso sbilanciare l’avversario ma l’allenamento non si deve basare sullo sbilanciamento dell’altro, semplicemente bisogna focalizzarsi sull’utilizzare al meglio la propria forza. In questo momento mi sto concentrando su come usare il mio impeto nelle spinte. Certamente è importante costruire la propria muscolatura con l’allenamento ma in realtà la vera forza che è importante nel sumo è quella che ti permette di alzare oggetti pesanti, una cosa diversa. Credo che questo tipo di allenamento sia la cosa più importante. Successivamente è bene imparare a concentrare questa forza verso l’avversario, soprattutto spingendolo. Infine la velocità di esecuzione è anch’essa importantissima.

―― Per i lottatori che invece di prendere il mawashi tendono a spingere l’avversario la velocità del tachi-ai è importantissima, giusto?
― Il tachi-ai è esattamente il momento in cui si deve fare più attenzione. Per un lottatore di sumo avere forza è una cosa scontata, poi però questa forza va utilizzata in modo efficace: velocità e precisione. Queste sono cose che vengono naturali solo dopo molto allenamento.

―― A proposito, per i rikishi che fanno il tachi-ai spingendo con le braccia, cambia qualcosa se tu colpisci prima o dopo il tuo avversario?
― Io sono preparato in entrambe le situazioni, non ho preferenze.

―― Qual è la cosa che più ti colpisce riguardo al mondo del sumo?
― Si impara qualcosa ogni giorno, è impossibile fare un sumo “perfetto”. Anche se si vince e si lotta in modo corretto c’è sempre anche una piccola cosa che si può migliorare. Però se ci si pensa troppo si finisce per perdere l’efficacia della propria strategia, talvolta è meglio affidarsi alla propria sensibilità. L’importante è capire le cause delle sconfitte e non rifare gli stessi errori. Eh già, ogni giorno si impara qualcosa.

―― Quindi quando combatti sei come in uno stato di trance agonistica?
― Esatto. Io sono lento a pensare quindi mi affido alle reazioni indipendenti del mio corpo. Per questo quando mi intervistano dopo gli incontri dico che non ricordo quello che è successo perché è proprio così. Quando rivedo i video poi mi accorgo di ciò che è successo. Molti altri rikishi usano la testa, io mi affido all’intuito. Non sono una persona brillante quindi punto sulla ripetizione degli stessi esercizi per rendere certe reazioni naturali e involontarie. Ci sono due tipi di lottatori di sumo: chi riesce a fare subito le cose nuove appena imparate e chi si allena in modo incessante per creare certi automatismi. Non c’è giusto o sbagliato, io però appartengo alla seconda categoria.

―― Se posso dire la mia, ho trovato il tuo incontro contro Shodai fenomenale. L’ultimo giorno del torneo, nonostante la stanchezza accumulata da 15 giorni di incontri hai lottato in modo superbo sino a trovare la soddisfazione finale.
― In passato l’ultimo giorno del torneo era quello in cui subivo più infortuni. Gennaio 2019: mi sono infortunato ad una gamba/piede; Settembre 2019: mi sono fatto male ai pettorali. Certamente la stanchezza influisce e il rischio di farsi male aumenta. Bisogna stare attenti perché anche se il giorno dopo non ci sono incontri un infortunio si ripercuote sul torneo successivo poiché gli allenamenti cominciano in ritardo. Questo non vuol dire che non ce la metto tutta, anzi. Quando si lotta in modo corretto non ci si fa male, questo penso valga sempre ma soprattutto per il senshuraku.

in foto l’Ozeki con in mano l’ultimo libro pubblicato dall’intervistatrice, un resoconto delle esperienze dei rikishi venuti dall’estero

―― Alla dodicesima giornata ha ottenuto il kachi-koshi contro Hokutofuji (Qui le pagelle di Italianozeki dal Day 12), che emozioni hai provato in quel frangente?
― Ogni giorno penso solo a dare il meglio di me. 8 vittorie non sono affatto il mio obiettivo e quel giorno non è stato particolarmente speciale.

―― Hai vinto per Hatakikomi facendo un henka.
― Come ho detto precedentemente, il mio corpo si muove istintivamente e non ricordo bene cosa sia successo.

―― Il giorno dopo la situazione si è ribaltata e Wakatakakage ti ha sconfitto con un henka, non te lo aspettavi?
― Quello è il mio punto debole. Anche se non ci penso mi alleno per essere in grado di fronteggiare qualsiasi attacco avversario e contrattaccare in modo efficace. La strategia di Wakatakakage mi ha sopreso completamente. Ovviamente l’avversario ci pensa e prepara il suo attacco. Mi è mancata la capacità di pensare e reagire a quell’evento.

―― L’opinione pubblica si è divisa fra chi ammetteva un henka di un Ozeki e fra chi riteneva la cosa una totale aberrazione.
― Guarda, non ho idea di cosa abbiano detto le persone perché non me ne interesso assolutamente. Inoltre è bene che capiate che io non faccio sumo per piacere al pubblico ma per me stesso. Certamente sono contento del tifo, i miei sostenitori mi danno tantissima forza. In realtà quello che faccio è per seguire il mio sogno e raggiungere la sua realizzazione. Questa cosa poi viene percepita in tanti modi diversi. Se voglio raggiungere il mio obiettivo ho a disposizione diverse opzioni, quella che scelgo non è assolutamente influenzata dagli altri. Se i miei fan supportano le mie scelte io non posso che esser loro grato.

―― Mi sono venute in mente le parole dette qualche tempo da Terunofuji: “Tutti i rikishi danno il meglio di sè, lottano sempre all’ultimo sangue contro l’avversario di giornata. Per questo bisogna rispettare ognuno di loro”.
― Giustissimo. Specialmente i lottatori nella parte alta del Banzuke, anche se sono infortunati tendono a nasconderlo per non mostrare la propria debolezza. Bisogna sempre pensare a come vincere e spesso non è facile. Bisogna anche soddisfare le aspettative del pubblico mentre si fa questo. Se si riesce a soddisfare entrambe le condizioni va benissimo ma spesso questo non accade. Alla fine il sumo è la vita stessa, la cosa ideale è vincere sempre.

―― Vorrei sapere la tua opinione su quale sia la responsabilità di un Ozeki.
― Si tratta semplicemente di fare del proprio meglio. Certamente è lo stesso anche per lo Yokozuna ma l’Ozeki è una posizione che si conquista ogni volta a suon di vittorie. Non ci sono premi speciali né niente, quello che rimane nei registri è se il tale Ozeki ha vinto il torneo oppure no. Se uno fa del proprio meglio non viene scalfito dalle critiche. Se un lottatore ce la mette tutta, sempre concentrato e lotta senza compromessi, ma alla fine perde… beh, semplicemente è un lottatore debole. L’obiettivo è di raggiungere almeno 10 vittorie ed essere sempre in lizza per la vittoria. Però se uno punta ad ottenere 10 vittorie difficilmente ci riuscirà, bisogna mirare a diventare campione del torneo. Per i Maegashira basta un kachi-koshi per avanzare nel Banzuke e 10 vittorie di solito portano un premio speciale. Per noi Ozeki è necessario diventare campione per avanzare e diventare Yokozuna (vincere due tornei di fila o risultati equivalenti NdT). In pratica noi abbiamo due scelte: campione o non campione. Per questo dobbiamo solamente puntare a vincere il torneo.

―― Dopo 17 anni c’è finalmente stato il “Sumo Fan Festival”, inoltre è ricominciato il Jungyo (Tour) in vari luoghi del Giappone. Com’è stato partecipare a questi eventi?
― Personalmente mi sono divertito tantissimo. Durante la pandemia non c’erano occasioni di confrontarmi coi fan: lottavo e alla fine ricevevo l’applauso, tutto qua. Qualche mese fa è ricominciato il Tour e sentire i fan dirmi direttamente “tifo per te!” mi rende felicissimo. Certamente sono grato ai fan che sventolano gli asciugamanini col mio nome in arena, ma quando i sostenitori mi rivolgono la parola direttamente è molto più piacevole.

―― Non male, eh! Infine: quali sono i tuoi obiettivi futuri?
― Ormai ho “già” 26 anni, devo essere impaziente ma nel senso buono del termine. L’importante è non girare in tondo senza arrivare mai alla fine. Non penso di essere troppo giovane, dall’alto della mi esperienza però vorrei mantenere l’impeto dei primi tornei. Quando avevo 20/21 anni mi divertivo un sacco! (quando aveva 20/21 anni è stato l’unico periodo da Maegashira, quando ha compiuto 22 anni è entrato stabilmente in san’yaku per poi diventare Ozeki, NdT) Non vedevo l’ora di lottare contro Ozeki e Yokozuna, li vedevo in televisione convintissimo di poterli sconfiggere. Vorrei mantenere questa forza e ottimismo anche adesso e nei tornei a seguire. Molti Ozeki prima di me hanno detto una cosa che penso sia giusta: quando diventi Ozeki finisce il divertimento. Penso sia strano parlare di “divertimento” quando si lotta per vincere o perdere, però vorrei tornare alla mentalità di quando ero giovane. Ho cominciato a fare sumo sin dalla terza elementare, con in testa l’obiettivo di diventare un professionista. Penso sia stata la scelta corretta. Vorrei vivere come una persona contenta di essere potuto diventare un lottatore di sumo, senza rimpianti. Proprio per questo voglio mantenere lo slancio della mia giovinezza, rimanere attivo e in forma senza mai invecchiare.