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Italianozeki al Torneo di Osaka 2023

Dimentichiamo per un attimo i risultati e i combattimenti di questo strano Torneo di Osaka 2023 e andiamo insieme dentro la Edion Arena dove si tiene il torneo, ma senza guardarlo. Questo è il resoconto di quello che succede dietro le quinte, ciò che non si vede in televisione.

Esterno

L’entrata della Edion Arena ci propone un vasto repertorio di stendardi dei rikishi Makuuchi e Juryo, per entrare si deve passare sotto la scritta 大相撲三月場所 (Torneo di Sumo di Marzo).

Eccomi davanti all’entrata
Da sinistra ci sono gli stendardi di Chiyoshoma, Asanoyama, Tohakuryu, Chiyonokuni, Tochinoshin
Sia a destra che a sinistra gli stendardi coi nomi dei lottatori
Dietro l’arena invece è l’ingresso riservato ai rikishi, molti fan cercano di fare foto, soprattutto quelli che non hanno la possibilità di entrare in arena

Appena entrati troviamo alcune colonne tappezzate con le foto degli Yokozuna recenti.

Yokozuna Hokutoumi
Yokozuna Hakuho

I trofei

Validato il biglietto di fronte a noi ci troviamo la bacheca con tutti i premi che verranno consegnati ai vincitori del Torneo, sia quelli speciali che quelli per il Campione Makuuchi.

La Coppa dell’Imperatore
La Coppa del Primo Ministro
I 3 Premi Speciali

A destra

Andiamo a destra, salta subito all’occhio il negozio dei gadget dove alla cassa troviamo gli oyakata stessi, gentilissimi e disponibilissimi.

Di fronte alle casse i GACHA giapponesi, le macchinette dove mettendo 500 yen si ottiene un gadget a sorpresa.

A sinistra

A sinistra dell’entrata invece troviamo lo stand dove vendono le spille dei lottatori, la lotteria per gli iscritti al Fan Club di Sumo e il centro informazioni dove all’improvviso spunta… Ikioi!

Ho avuto l’onore di incontrare Ikioi, ex lottatore di Osaka.

Di sopra

Si sale di un piano e si è allo stesso livello del dohyo, un altro piano per i posti a sedere migliori e poi un ennesimo per le postazion più economiche (oddio non tanto, il mio posto costava 7000 yen). Ci sono i negozi di gadget a tutti i piani, uno a est e uno a ovest, dove troviamo oltre ai gadget del sumo stuzzichini, patatine, bento box, birra freschissima e soft drinks.

Riviste di Sumo degli anni passati

Shitaku-beya

La Shitaku-beya è la stanza dove i lottatori si preparano prima di entrare in arena, sia per lottare che per il dohyo-iri. Ce n’è una a Est e una a Ovest.

Tamashoho (a sinistra)

Sold out

Quano l’arena è Sold Out distendono questo velo in cui troviamo la scritta 満員御礼 (grazie per il sold out)

満員御礼 (man’in onrei – grazie per il sold out)

Oyakata

A fine giornata gli oyakata circondando il dohyo per evitare che le persone ci salgano sopra. L’anno scorso se ne presentavano di più, quest’anno sono pochi.

Ikioi e Sokokurai
Kaisei
Kakuryu oyakata invece era in cabina di commento
Non è un oyakata ma ce lo metto qui lo stesso: Mainoumi al commento per la NHK

Gli incontri

Alcuni video e foto degli incontri ripresi da punti di vista inusuali.

I miei acquisti

Ecco cosa ho acquistato o ricevuto alla Edion Arena

Stickers di Abema, sticker di Sumo Prime Time e spille (3 spille 1000 yen)
Il pamphlet ufficiale del Torneo (ne farò un post dedicato)
Il curry di Kitanofuji (quando lo proverò vi farò sapere se ne vale la pena)
Hayashi del Kokugikan
Volantino del danpatsu-shiki di Ikioi (autografato)
Volantino del danpatsu-shiki di Okinoumi
Essendo fan ufficiale dell’Associazione Sumo ho partecipato ad una lotteria e ho vinto delle cards piuttosto fighe di Myogiryu e Goeido
Rivista del 1991 con Takanohana

Varie ed eventuali

Al konbini in fila di fronte a me c’era uno Yobidashi
I lottatori meno famosi vanno in giro per la strada
Bel poster che vorrei appendere in camera
Quando finiscono i combattimenti non andate subito a casa, vale la pensa vedere lo Yumitori-shiki di Satonofuji


Italianozeki è sbarcato su Patreon con l’obiettivo di ricevere aiuti finanziari per ampliare l’offerta dei contenuti e delle traduzioni: grazie ai fondi ricevuti abbiamo potuto comprare i biglietti per 3 giornate del Torneo di Osaka: giorno 1, 7 e 15! Siamo sempre in prima fila per voi. Se volete supportarci cliccate il link qua sotto:

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Il Brasile nel sumo pt.2: Kaisei fa la storia

Avevamo raccontato in questo articolo la storia dei primi lottatori di origini brasiliana ad approdare nel mondo del sumo, con la tradizione iniziata da Tatsunishiki, addirittura nel 1967. Con il passare degli anni, oltre ad aumentare il numero, è aumentato anche il livello dei rikishi che compirono la traversata oceanica dal Brasile verso il Giappone, e nei primi anni ’90 arrivarono i primi sekitori, capaci di raggiungere la divisione Jūryō. Il vero salto di qualità però c’è stato negli anni successivi, e in questa seconda parte della storia vorremmo parlarvi proprio di Kaisei Ichirō, unico lottatore capace di issarsi fino alla posizione di sekiwake e ritiratosi nel settembre 2022.

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Prima di lui però, cronologicamente, abbiamo altri tre rikishi. Uno è Kotonomori Takamori 琴乃盛 隆盛, attivo solamente per quattro tornei, nel 1999, dove ha sempre fatto registrare un saldo positivo di vittorie. Ma evidentemente questo non è stato sufficiente a convincerlo a proseguire una carriera in questo sport: da jonidan 69 infatti non ha preso parte al torneo di gennaio 2000, annunciando il suo ritiro e lasciando la Sadogatake-beya per tornare in patria.

Decisamente più fruttuosa invece è stata la carriera di Takaazuma Katsushige e Kaishin Kikuzo, entrambi esordienti nel 2004.

Takaazuma Katsushige 孝東 克重 nato a Guarulhos, Sao Paulo nel 1981, iniziò a prendere dimestichezza con il sumo nell’Accademia di Sao Paulo assieme ad altri brasiliani di origini giapponesi e, come si legge in questo articolo tratto dal blog sumobrasileiro, si fece notare “per la grande forza fisica, il piacere nell’allenarsi; per il carisma; e le sue doti esplosive nella corsa” fino a ricevere una convocazione dalla palestra Tamanoi, destinazione in passato del folto gruppo di rikishi brasiliani degli anni ’90. Christiano Luis de Souza, questo il suo nome di battesimo, esordì nel torneo di maggio 2004 assieme agli estoni Baruto and Kitaoji, facendo registrare un dignitosissimo 6-1 replicato per altri due basho. Dopo cinque kachi-koshi consecutivi tuttavia è arrivato il primo infortunio a tenerlo fermo per un torneo, impedendogli di lottare nella divisione Makushita. Purtroppo riuscì a tornare a quel livello solamente dopo oltre due anni, nel novembre 2007, dovendo gestire nel frattempo ulteriori infortuni. La più alta classifica Takaazuma l’ha raggiunta nel marzo 2008 come makushita 24, ma un netto 1-6 non gli ha permesso di fare il salto ulteriore, e dopo il torneo di settembre di quell’anno è arrivato il suo ritiro, annunciato a sorpresa a 27 anni.

Takaazuma Katsushige [fonte]

Troppi infortuni hanno minato la sua carriera da lottatore ma non il suo spirito di brasiliano in giappone, e ancora adesso Takaazuma risiede a Tokyo. Le ultime notizie lo danno come gestore di un furgone paninoteca, Polpetta Rotisserie Chicken (qui la pagina Facebook), sposato con una giapponese e padre di tre figli. Nel 2015 poi ha dato prova di grande umanità aiutando a riparare i danni dopo la grave inondazione a Jōsō, Ibaraki, zona dove risiede. Grazie alla sua competenza in giapponese, portoghese, inglese, cinese e spagnolo, è stato in grado di aiutare altri stranieri ripristinando proprietà danneggiate, facendo traduzioni e lavori di riparazione [fonte].

Sempre nel 2004, ma nel torneo di gennaio, ha fatto il suo esordio nel sumo Kaishin Kikuzo  魁心 菊三. Nato a Para nel 1986, ha sùbito mostrato una propensione verso questo sport vincendo un torneo amatoriale in Brasile; e le sue discendenze giapponesi gli hanno permesso, tramite uno zio, di entrare in contatto con Tomozuna Oyakata (ex-sekiwake Kaiki). Con il ritiro dello statunitense Sentoryū Henri, si è aperto un posto per un lottatore straniero nella palestra Tomozuna, prontamente preso da Kaishin. 

Purtroppo l’andamento della sua carriera non si discosta troppo da quello del suo connazionale Takaazuma, con l’unica differenza che è durata qualche anno in più. Anche Kaishin (inizialmente con lo shikona Kainohama 魁ノ浜) ha iniziato con una serie di kachi-koshi, tanto da arrivare a giocarsi ai play-off il titolo jonidan nel gennaio 2005. La sua salita nel banzuke è stata inframezzata da svariati infortuni e nel maggio 2010, con un fisico da 185 cm e 160.8 kg, ha fatto il suo esordio in Makushita, la terza divisione. È riuscito in questo traguardo in altre due occasioni senza però mai produrre un record positivo di vittorie, e finendo per ritirarsi dopo il torneo di gennaio 2012 terminato con il quinto make-koshi consecutivo e il declassamento in Jonidan dopo quattro anni. 

Kaisei, Pele e Kaishin (circa 2011) [fonte]

Kashin, come Takaazuma, prediligeva uno stile di lotta più incentrato sulle prese al mawashi piuttosto che spinte dirette, ottenendo la maggior parte delle sue vittorie per yorikiri. Chiusa la carriera nel sumo con un best ranking da makushita 49, Kaishin è passato alla ristorazione lavorando come cameriere nel ristorante del suo ex compagno di palestra Kaishoryu. La sua storia è direttamente connessa con quella di Kaisei Ichirō – il vero protagonista di questo articolo – perché Kaishin prendendo la cittadinanza giapponese quando era ancora un rikishi, ha permesso alla sua palestra di reclutare altri lottatori stranieri e la scelta ricadde sul promettente Kaisei.

Wakaazuma col suo connazionale Kaisei

Ricardo Sugano è nato a San Paolo il 18 dicembre 1986 e da ragazzino non mostrava affatto un interesse verso il calcio, preferendo piuttosto sport da contatto come il judo. A 16 anni, considerando la sua notevole stazza, gli venne suggerito di partecipare ai campionati amatoriali brasiliani di sumo, dove vinse la competizione nella categoria senza limiti di peso. Questo risultato lo spinse a continuare gli allenamenti sotto la supervisione di Wakaazuma (ex jūryō di cui avevamo raccontato la storia in questo articolo) e ad approfondire la conoscenza di questa disciplina, ma il modo più efficace per farlo era andare direttamente alla fonte, cioè il Giappone. Le conoscenze di Wakaazuma, ritiratosi nel 2003, gli permisero di entrare in contatto con la Tomozuna-beya – la stessa di Kaishin – e venne accolto come lottatore nel 2006.

La presenza del suo connazionale nella palestra agevolò molto l’adattamento di Ricardo in un paese straniero, mentre per quel che riguarda la dieta non fu un problema visto che suo nonno, di nazionalità giapponese, già gli preparava piatti giapponesi quando vivevano in Brasile. E proprio per onorare Ichirō, il suo defunto nonno, Ricardo prese il nome di Kaisei Ichirō 魁聖 一郎.

Dopo un primo torneo nel settembre 2006 in maezumo, Kaisei a 19 anni ottenne in quello successivo un record di 6-1, con un fisico da 193 cm e 146 kg. Le buone prestazioni si ripeternono nei tornei successivi e nonostante qualche make-koshi, approdò stabilmente in makushita nel giro di due anni. Anche qui non sono mancati gli alti e bassi e per poco non ci scappò anche il titolo. Nel settembre 2009, col rango di Ms46, ottenne sette vittorie su altrettanti incontri e si giocò tutto in un play-off con il georgiano Ms10 Gagamaru che vinse il torneo. Successivamente a Kaisei gli ci vollero tre 5-2 consecutivi per uscire finalmente dal purgatorio del sumo, e fare il suo ingresso tra i sekitori (cioè i lottatori che ricevono uno stipendio mensile). L’esordio in Jūryō (quarto del suo paese a raggiungere questo traguardo) avvenne nel luglio 2010 e per i successivi 12 anni non è più sceso, diventando non solo il lottatore brasiliano di maggior successo ma anche il più longevo.

A novembre 2010, al terzo torneo in questa categoria, vinse il titolo Jūryō – il primo e unico della sua carriera – con il record di 11-4 seguito da un play-off a tre con Tochinowaka and Toyohibiki, battuti entrambi da Kaisei. Nel torneo successivo, un record di 8-7 da J1 gli fu sufficiente per entrare in Makuuchi, la massima divisione.

Il debutto nella Serie A del sumo fu scoppiettante: il 24enne Kaisei vinse infatti i primi 9 incontri come maegashira 16, risultato che non si vedeva dai tempi di Sadanoumi nel 1980, mantenendo un testa a testa con lo Yokozuna Hakuho. Ad infliggergli la prima sconfitta, nel decimo giorno, fu il georgiano Tochinoshin, impedendogli di avvicinarsi al record di Taiho che nel 1960 al debutto in Makuuchi arrivo a 11-0. In ogni caso, Kaisei terminò il Natsu Basho con un dignitosissimo 10-5, tanto da meritarsi il premio per lo Spirito Combattivo, e l’onore di ricoprire il ruolo di tsuyuharai per la cerimonia di ingresso dello Yokozuna Hakuhō, nonché portatore della bandiera durante le parate. “Ero nervoso ma Hakuho mi ha detto che ho fatto un buon lavoro. Sono rimasto accovacciato molto più a lungo di quanto mi aspettassi. È stato difficile. Ma lo Yokozuna è sembrato soddisfatto”, disse Kaisei all’epoca.

Kaisei è portabandiera di Hakuho dopo aver ottenuto un ottimo record di 10-5 al suo debutto in makuuchi (Maggio 2011)

Tuttavia le pressioni esterne tipiche di questo sport iniziarono a manifestarsi già al torneo successivo, quando il suo compagno di palestra, il veterano Ozeki Kaiō, annunciò il ritiro, rendendo quindi Kaisei il rikishi dalla classifica più alta nella sua heya. Il brasiliano non reagì bene, e quattro make-koshi consecutivi lo riportarono in Jūryō. La permanenza il seconda divisione durò appena un torneo e nei tornei successivi le sue qualità vennero premiate con un secondo Kantō-shō (a fine carriera saranno tre).

Negli anni successivi si alternarono record positivi a record negativi, certificando comunque il suo status da lottatore di massima divisione. L’apice in termini di classifica venne toccato nel 2016 quando a maggio entro in san’yaku per la prima volta (diventando il primo della sua palestra a riuscirci dopo Kaiō), e con un 8-7 venne promosso a Sekiwake due mesi più tardi. Disputò un unico torneo da Sekiwake non riuscendo a centrare il kachi-koshi, sconfitto nell’ultimo giorno dall’allora Ozeki Terunofuji in un match dove entrambi erano 7-7.

Rimasto lontano dai problemi fisici per tutta la sua carriera, il primo infortunio avvenne durante un allenamento con Hakuhō, in preparazione al torneo di marzo 2017. Un problema al ginocchio gli impedì di salire sul dohyo per i primi giorni di torneo, interrompendo una striscia di 739 incontri consecutivi dal suo esordio nel sumo. Questo problema si ripercosse sulle sue prestazioni, tanto da fare un altro breve passaggio, della durata di un torneo, in seconda divisione. La risalità fu rapida, e addirittura nel marzo 2018 da maegashira 6 chiuse con un 12-3, la sua miglior prestazione in assoluto. Sconfitto solamente da Ichinojō, Endō e dallo Yokozuna Kakuryu, Kaisei finì secondo nel torneo (assieme a Takayasu) dietro il vincitore Kakuryu.

Col passare dei mesi aumentarono anche i problemi fisici per il lottatore brasiliano. Prima un infortunio al polpaccio sinistro gli impedì di disputare per intero il torneo di novembre 2018 da Komusibi; poi si susseguirono problemi al tendine del bicipite destro (accusato durante un match contro Ryuden nel maggio 2019) e al braccio destro, che gli costarono l’ennesimo declassamento il seconda divisione. Infine la positività al covid di un suo compagno di palestra lo tenne fuori per tutto il torneo di gennaio 2021 (unica volta in 16 anni di carriera che ha saltato un basho per intero). Tornato in Jūryō per l’ultima volta nel marzo 2022 ha fatto registrare solamente 15 vittorie in tre tornei, e in vista di un suo declassamento in Makushita, Kaisei Ichirō ha annunciato il ritiro nell’agosto 2022.

È grandioso esser arrivato così lontano nel sumo ma allo stesso tempo è un sollievo annunciare il ritiro“. Come detto, l’idea di scendere in terza divisione dopo oltre un decennio non lo stuzzicava affatto. “In molti mi hanno spinto affinché continuassi e ottenessi le 4 vittorie necessarie per risalire tra i sekitori, ed essendo a malapena infortunato, avrei anche potuto farcela. Ma il fatto è che mi sono indebolito in generale, e la forza non è qualcosa che ti può ritornare“.

Nella conferenza tenuta dopo aver annunciato il ritiro, Kaisei ha aggiunto: “Gli ultimi 16 anni sono volati via in un batter d’occhio, e quanto mi sono divertito fino a questi ultimi mesi“. Parlando del suo più bel ricordo come lottatore non ha avuto dubbi: Battere l’ozeki Takayasu nell’ultimo match di giornata, nel torneo di luglio 2018, day 10. Fino a quel momento mi era capitato di disputare qualche match conclusivo di giornata, ma senza mai riuscire a vincere. L’atmosfera era tutt’altra cosa quando filamente ce l’ho fatta; i fan sono stati fantastici quel giorno e non avrei potuto farcela senza”. In vista della sua carriera da allenatore, col nome di Tomozuna Oyakata, ha aggiunto: “Non voglio che i miei allievi pensino solo a migliorare il loro sumo, ma anche all’approccio nella vita quotidiana, e sopratutto come mostrare riconoscenza verso i fan”.

Ottenuta la cittadinanza giapponese nel 2014, Kaisei ha quindi potuto ereditare il titolo di Tomozuna Oyakata, appartenuto precedentemente al suo allenatore e rimasto vacante proprio poco prima del suo ritiro. La palestra a cui è affiliato ora risponde al nome di Ōshima-beya.

Sposatosi nel luglio 2020 con una donna giapponese dopo cinque anni di fidanzamento, adesso Kaisei puoi alternare la vita familiare a quella di allenatore, mantenendo sempre la consapevolezza di aver scritto la storia del sumo per il suo paese. Infatti Kaisei è il primo brasiliano a raggiungere la divisione Makuuchi, il primo brasiliano a raggiungere il San’yaku e il primo brasiliano a ottenere il riconoscimento di oyakata, traguardi di cui il suo paese deve essere orgoglioso.

Chiudiamo con uno sguardo al futuro, perché se è vero che al momento non ci sono lottatori brasiliani nel banzuke, ce n’è uno le cui origini rimandano al pease sudamerico. Si tratta di Lucas Kazuo Iima, 23 anni, ex giocatore di rugby alla Nagoya University of Economics. Con il nome di Agora, questo rikishi con 184 cm per 147 kg è una delle otto reclute introdotte nel sumo professionistico a dicembre 2022; e a gennaio di quest’anno ha fatto il suo esordio nel mae-zumo, vincendo l’ultimo incontro dopo quattro sconfitte. Appartenente alla Ajigawa-beya (che conta appena due lottatori), Agora disputerà il torneo di marzo col ranking di Jonokuchi 15 il terzultimo posto in assoluto del banzuke. La strada verso la cima è lunga e ardua, tuttavia non dovrà scoraggiarsi perché come abbiamo appena visto, c’è chi l’ha già percorsa prima di lui e ciò dev’essere fonte d’ispirazione.

L’ultima intervista di Hakuho: «Per uno Yokozuna “perdere” vuole dire “morire”»

Forse vi ricordate l’intervista che avevo tradotto tempo fa della giovane Izuka Saki a Takakeisho. Il 5 gennaio invece ha avuto l’occasione di intervistare l’ex Yokozuna Hakuho (Miyagino oyakata) in attesa del suo Danpatsu-shiki (rituale del taglio dei capelli / ritiro dal sumo), avvenuto il 27 gennaio, alle 11 di mattina (3 di notte in Italia).

Il grande Yokozuna dell’era Heisei (1989-2019), Hakuho. Nel 2021 è tornato alla ribalta vincendo il torneo di luglio senza neppure una sconfitta, e al torneo seguente non ha potuto partecipare per Covid. In questo modo ha appeso il mawashi al chiodo dopo 20 anni di carriera sul dohyo.

Sono ormai passati 16 mesi da quando ha presentato la domanda di ritiro, finalmente ci siamo. Ha vinto 45 tornei, 1093 stelle bianche, disputato 84 tornei da Yokozuna in cui ha brillato e ricevuto una montagna di critiche. Nel ricevere tutti questi commenti negativi, come avrà fatto ad andare avanti? Ora da oyakata cosa ne pensa del significato di 品格 hinkaku, dignità dello Yokozuna?

―― A fine gennaio taglierai i capelli e diventerai ufficialmente Miyagino oyakata. Come ti senti?

「Ho presentato i documenti per ritirarmi a settembre 2021, c’è voluto un sacco di tempo.」

―― Prima del tuo ritiro ufficiale torniamo indietro nel tempo, a quando eri Yokozuna, ora che sei un oyakata cosa ne pensi della frase “dignità dello yokozuna”. Un tema complesso così all’improvviso ma lei ha 14 anni di esperienza in quella divisione e molte volte è stato additato come qualcuno non meritevole della posizione per i suoi kachiage o schiaffi al tachi-ai. Riguardo a questi commenti, al tempo, come ha reagito?

「Eh già. Alcune volte utilizzavo quelle mosse ma mi sono sorpreso che fossero diventate motivo di tanto clamore. Col mio vigore giovanile in realtà studiavo bene l’avversario e quelle mosse erano frutto della mia srategia. A dirla tutta erano mosse molto rischiose, quando mi dicevano che solo io riuscivo a farle mi sono sentito onorato… I lottatori che salgono sul dohyo cambiano e infatti c’era anche un altro Hakuho. Ogni tanto riguardo i video degli incontri, spesso mi fa strano vedermi.」

―― Cosa intende per un “altro Hakuho”?

「Quando una persona sta per morire per un incidente oppure è concentrata in modo profondissimo, si dice che veda tutto a rallentatore. Io da quando avevo 15 anni vedo gli incontri di sumo come se fossero rallentati. Solo quattro anni fa ho capito che ero solo io a vederli in questo modo, che non era normale. Se chiedevo ai miei compagni di heya, gli incontri “finiscono subito!” Anche salendo sullo stesso dohyo la percezione del tempo è differente. Quando riguardo i video dei miei incontri mi accorgo che a guardarli da fuori tutto sembra molto più veloce. Però il cervello li ricorda a rallentatore. Gli psicologi chiamano questo fenomeno “trance agonistica, in inglese in the zone”.

――Lei combatteva in questo modo, eh? Wow!

「Quando sono diventato Yokozuna, il Grande Yokozuna Taiho mi ha confidato che “appena sono stato promosso ho subito pensato al ritiro.” Se uno Yokozuna perde si ritira. In pratica per uno Yokozuna “perdere” vuole dire “morire”. Per questo vedevo gli incontri a rallentatore e mi sono specializzato in certe tecniche per la vittoria. Ce la mettevo tutta. Nell’ultimo anno e mezzo però prendevo le pillole per dormire, non ero più così in forma. Avevo parecchi punti deboli.」

―― La responsabilità dello Yokozuna è vincere e lei questo l’ha fatto. “Perdere è come morire”, parole forti!

「Nel racconto mitologico “Nihon Shoki”, 1500 anni fa, Nomi-no-sukune in un incontro di sumo vince uccidendo Taima-no-kehaya. Nei tempi antichi chi perdeva moriva per davvero. Sono sicurissimo di essermi allenato più di ogni altro lottatore e l’ultimo torneo in cui ho vinto 15 incontri su 15 secondo me è stato un dono delle divinità. Ora invece ci sono tanti lottatori caldi e affamati di vittorie. Per vincere molti si allenano coi pesi e prendono tante proteine. La coscienza individuale è aumentata.」

―― Lei fino a quando si è divertito a fare sumo?

「Fino a quando sono diventato Sekiwake. Dopo invece c’era tantissima pressione, dovevo vincere per forza. C’era una canzone che amavo, il titolo è 凡庸 bon’you, “mediocre”, le parole dicevano: “solo perché lo dico non vuol dire che sia felice, solo perché piango non vuol dire che io sia triste.” Chi ci guarda da fuori vede degli Yokozuna fighi ma in realtà “anche se vinciamo non siamo felici, se perdiamo e piangiamo non siamo necessariamente tristi.”

―― Un canzone che tocca nel profondo. Quando lei era lottatore cosa intendeva per “dignità dello Yokozuna”?

「In passato significava “essere gentile ma forte”. Sul dohyo forte come un demone, appena sceso si ritorna persone cordiali. Io sono cresciuto con questo motto quindi direi che significa essere “gentili”. Oltre a questo ovviamente c’è la responsabilità di “vincere”. Uno Yokozuna ha “talento ed eccellente dignità”. Ad ogni modo le persone non sono perfette e quando si parla di “dignità” non c’è mai una risposta immediata.

―― Quale pensa sia la cosa più interessante del sumo?

「Il sumo è presente in 20 stati ma è sport nazionale solo in Mongolia e in Giappone. Per questo sono riuscito a crescere così tanto. Vorrei diffondere il sumo e la cultura giapponese nel mondo, mostrare questi samurai contemporanei e la loro attrattiva. Alla fine non si tratta solo di uno sport ma è un rito propiziatorio per il raccolto e un rituale per le divinità. Vorrei mostrare questo aspetto al mondo intero.

―― Per questo ha deciso di rimanere come oyakata?

「Esatto. Voglio far crescere i giovani e rendere il sumo famoso nel mondo. Il tutto ovviamente a partire dal Giappone. Mio padre che era un campione olimpico di wrestling che ha girato il mondo, mi diceva sempre “fai a modo tuo!”.

―― Che bello. Da ora in poi quali sono i suoi piani?

「Nel 2022 tanti Maegashira sono diventati campioni. I fan sono estasiati ma se c’è il Banzuke un motivo ci sarà. Secondo me gli spettatorei dovrebbero andare a casa dicendo “Yokozuna e Ozeki erano fortissimI!” Se questi perdono invece il commento dovrebbe essere “ho assistito ad un evento rarissimo!” Io vorrei che tornasse così, voglio crescere in fretta un futuro Yokozuna o Ozeki. Questo è il mio modo per ringraziare il sumo di quanto mi ha dato e per sviluppare la mia personale “via del sumo”.

―― Finito il Torneo di Gennaio, finalmente ci sarà il suo “danpatsu-shiki” al Kokugikan il 28 Gennaio. I biglietti sono andati subito sold out, si prospetta un pienone. La preparazione è stata difficoltosa?

「Eh già. Una volta decisa la data bisogna preparare un sacco di cose in tempo e ci sono tantissime riunione a cui presenziare. Ce l’ho veramente messa tutta. Devo ringraziare tutte le persone che hanno deciso di venire all’evento, e chiedere scusa a chi non è riuscito a comprare il biglietto.」

―― Che evento sarà?

「Ci sono 400 tamari-seki (posti vicino al dohyo) ma far tagliare un pezzo di capigliatura a tutti ci vorrebbe troppo tempo, ci saranno molti meno tagli. Inoltre ci saranno dei gadget in vendita solo quel giorno. Dopo l’evento ci sarà anche la festa, sarà un giorno molto lungo!」

―― Sono ormai 20 anni da quando è entrato nel sumo, che ricordi le riporta il mage?

「 L’anno scorso a settembre ho visto un film ambientato in epoca Meiji (1868-1912) con dei samurai molto orgogliosi. Il governo Meiji dell’epoca, quando l’era dei samurai stava finendo, si inchina nei confronti di queste persone valorose. Mi sono commosso e penso che la mia ultima volta sul dohyo sarà così.」

―― Al contrario, non vorresti tagliare subito il mage?

「All’inizio volevo sbrigarmi ma avvicinandomi alla data sto diventando sempre più nostalgico e triste.」

―― Dopo il taglio dei capelli che capigliatura si farà?

「Non ho ancora deciso. I miei supporter mi hanno detto che starei bene coi capelli alla James Bond!」

―― Qual è l’episodio più vivido che ricordi nella tua lunga carriera?

「Al mio debutto in Jonokuchi (marzo 2001) ho finito con un make-koshi, se potessi vorrei cancellare questo avvenimento vergognoso dalla memoria. A quanto pare, ho scoperto dopo, altri due Yokozuna hanno debuttato con un make-koshi: Wakanohana I e Yoshibayama.

―― Forse era il destino?

「Sì, e poi pensa che il motivo per cui ero interessato al sumo era proprio Wakanohana I! Quando Wakanohana I è venuto in Mongolia nel 1991 io l’ho incontrato insieme a mio padre. In quel momento ho imparato anche cosa fosse un “umaibo” (dolcetto per bambini giapponese)!)」

―― Davvero? Non lo sapevo.

「All’inizio ero molto magro e facevo molta fatica. Ero bianchissimo e magrissimo, mi chiamavano “moyashi” (germoglio di soia). La mia forza non bastava. Mi sono allenato anche nel mangiare. Nel 2002 l’ennesimo make-koshi in Sandanme. Mi ricordo quanto ero triste nel ritorno a casa in treno. Però dal quel momento ho ottenuto solo kachi-koshi! Da quando avevo 17 anni non ho più visto un make-koshi.」

―― Che figo! Però quando le ho chiesto dei ricordi lei mi ha subito parlato delle sue sconfitte, argomento molto profondo.

「Già. I due anni e mezzo che ci sono voluti per diventare Sekitori sono stati molto intensi. Dormi, ti svegli e sei più forte. Non è stato facile ma alla fine mi sono divertito. Però piangevo tre volte al giorno. Due volte durante il keiko e una nel futon, la notte. Pensavo: oh no, anche domani devo allenarmi! All’inizio volevo ritirarmi e lasciare il sumo ma ho pensato che avrei solo imbarazzato mio padre e portato vergogna a chi mi ha cresciuto. Proprio in quel momento ho ottenuto buoni risultati sul dohyo e la cosa mi ha dato forza per continuare.」

―― Solo due make-koshi, ha salito il banzuke senza problemi.

「Il sumo è una società basata sul banzuke. Più si sale meno cose ci sono da fare, per esempio le pulizie o rispondere al telefono. Soprattutto giunto in Makushita ci si poteva concentrare solo sugli allenamenti e sono riuscito velocemente a salire fra i Sekitori.」

―― Ci sono altri motivi della sua rapida scalata?

「La lingua. Quando ho imparato bene il giapponese riuscivo a capire cosa mi dicevano il capo palestra e i miei compagni. Ho studiato il giapponese ascoltando le canzoni e leggendo il testo confrontando la voce coi kanji che avevo sott’occhio.」

―― 45 tornei vinti, 1187 vittorie, svariati record: qual è il motivo secondo lei, ci ha mai pensato?

「I due anni e mezzo durissimi degli inizi, quella esperienza mi ha sempre accompagnato. E poi ho sempre tenuto in grande considerazione i fondamentali del sumo: shiko, suribashi, teppo. Probabilmente poco interessanti da fare e da vedere ma sono invece importantissimi perché per fare questi esercizi bisogna pensare, essere concentrati e muovere il corpo in modo giusto. Nel mio caso se passano 1, 2 o 3 giorni il mio corpo cambia. Dopo i tornei prendevo una settimana di ferie e al ritorno le mie giunture erano molli e non potevo lottare, dopo 3 giorni invece si indurivano ed ero pronto per gli incontri. Per questo i movimenti base sono importanti. Inoltre vengono limitati gli infortuni e i risultati arrivano sicuramente.」

―― Penso che lei sia la persona che dà più importanza alle cose basilari, la trovo molto persuasivo.

「E poi dopo i 30 anni ho cominciato anche l’allenamento muscolare, forse per questo sono riuscito a combattere altri 5 anni. Il mio corpo è piuttosto morbido ed elastico, se mi riposo per qualche giorno i muscoli scompaiono immediatamente.

―― Ora invece sono molti i lottatori che si allenano in palestra.

「Le persone normali ritengono sia importante dopo i 40 anni fare esercizi di stretching e usare manubri leggeri ma noi atleti dobbiamo allenarci già dai 30 anni per mantenere la forza necessaria per combattere. I rikishi di oggi l’hanno capito.」

―― Nella Miyagino-beya ci sono i Sekitori Enho e Hokuseiho, e poi alcuni studenti/lottatori appena entrati che stanno facendo molto bene. Non vedo l’ora di vedere cosa lei potrà fare per crescerli al meglio.

「Grazie mille. Non posso fare nomi se no metto loro pressione ma tra i miei allievi ci sono tanti futuri campioni. Anche io non vedo l’ora che crescano!」

KITANOFUJI dice la sua sul prossimo torneo

Inaspettatamente Kitanofuji ha scritto un articolo su rivista che è stato pubblicato online questa mattina. Non ho perso tempo ed ecco a voi la traduzione (link originale).

𝐂𝐡𝐢 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞?
Mitakeumi è tornato fra i Sekiwake, ora abbiamo due soli Ozeki e uno Yokozuna che non è chiaro se prenderà parte o no alla competizione. Anche l’ultimo torneo dell’anno è apertissimo. A ottobre Terunofuji e Shodai hanno festeggiato le loro promozioni mentre Mitakeumi non ha fatto in tempo. Per lui è arrivata l’ora di svegliarsi o il suo compagno di università Wakatakakage fra un po’ lo supera.

Terunofuji alla festa per la sua promozione a Yokozuna con il capo palestra Isegahama.

𝐓𝐚𝐦𝐚𝐰𝐚𝐬𝐡𝐢
Tamawashi ha vinto il torneo in modo fantastico a tre anni dalla sua prima vittoria. Il nonnino è ancora in formissima. Al contrario viene però da chiedersi: ma i giovani che fanno? Tamawashi “l’uomo di ferro”, veterano del dohyo si allena costantemente e si sono visti i frutti del suo lavoro.

Tamawashi vincitore del Torneo di Settember (Aki Basho)

Nella sua heya è l’unico Sekitori il che lo porta molto a focalizzarsi su sé stesso ma allo stesso tempo non si capisce bene quanto la mancanza di avversari alla pari in allenamento possa condizionarlo. Il rikishi di mezz’età deve impegnarsi tantissimo ogni torneo ma se centra il bersaglio può vincere almeno un torneo all’anno.
In passato ci sono stati rikishi anzianotti che usavano la tecnica della presa del mawashi, quelli che spingono come Tamawashi tendono a non avere più la forza di un tempo. Per questo c’è solo da ammirarlo.

𝐓𝐞𝐫𝐮𝐧𝐨𝐟𝐮𝐣𝐢
Terunofuji non è messo bene. Non è passato molto tempo dalla sua promozione ed è già ne guai, penso che sappia di aver raggiunto il suo limite.
I vecchi malanni sono tornati, si è operato ma non credo possa tornare quello di un tempo. Magari si riposa per 2 o 3 tornei ma non penso riuscirà ad essere in forma.

Terunofuji: Yokozuna dohyo-iri all’Aki Basho 2022 insieme a Midorifuji e Nishikifuji

𝐆𝐥𝐢 𝐎𝐳𝐞𝐤𝐢
Takakeisho si sta comportando bene, degli altri due c’è poco da dire.
Se un lottatore non si impegna in allenamento deve essere redarguito dal suo capo palestra, forse i loro oyakata non sono abbastanza severi?
Da qualche anno non vado più a vedere gli allenamenti ma ho sentito dire che i rikishi ora si allenano per due ore e basta, che comodità! Ai miei tempi l’allenamento era sfiancante.

Takakeisho durante il Tour Autunnale (Aki Jungyo)

Alcuni diranno che il declassamento di Mitakeumi sia stato sfortunato, che non se lo meritava… Io invece dico che è andata proprio così! Se perde continuamente vuol dire che non è nella condizione di lottare, la cosa finisce lì. Questo è quello che accade quando progredisci senza intoppi, questo è il punto debole dei rikishi che vengono dalle università (Mitakeumi ha cominciato la sua carriera come Makushi 10 NdT). Inoltre pare siano scomparsi gli oyakata severi, questo è un peccato.

Mitakeumi durante il Tour Autunnale (Aki Jungyo)

Shodai quest’anno, in totale, credo non abbia raggiunto il kachi-koshi (34-41 NdT). Ozeki da due anni e già al suo quinto Kadoban. Dopo lo scorso torneo nell’assemblea dell’Associazione si è parlato di un futuro cambio di regole per gli Ozeki, per esempio decidere un numero minimo di vittorie. Shodai non sembra essersi infortunato gravemente ma tutti i Sekitori hanno un qualche dolore nascosto.

Shodai perdente contro Hoshoryu

𝐈𝐥 𝐠𝐢𝐨𝐯𝐚𝐧𝐞 𝐊𝐢𝐭𝐚𝐧𝐨𝐟𝐮𝐣𝐢
Quando ero in Sandanme ho dovuto saltare un torneo per appendicite (settembre 1960 NdT), a parte gli ultimi anni non ho mai saltato neppure un giorno di torneo dopo quell’evento. Quando sono diventato Yokozuna mi sono detto che potevo anche perdere 8 incontri ma non mi sarei mai ritirato.
A proposito, c’è stato un periodo in cui ho ottenuto un record di 11-4 per quattro tornei di fila (settembre 1970 – marzo 1971 NdT) e hanno cominciato a chiamarmi per prendermi in giro “Eleven Yokozuna”.
In quel periodo ho detto al mio capo palestra di volermi ritirare, lui (ex Yokozuna Chiyonoyama) mi ha detto “aspetta un attimo!” e anche i miei supporter mi hanno consolato dicendomi che 11 vittorie sono un grande risultato. Erano altri tempi, ben più difficili di adesso. (Kitanofuji ha poi vinto il successivo torneo 15-0 NdT).
Fare il rikishi porta necessariamente ad avere vari dolori e infortuni ma è dovere di Yokozuna e Ozeki portare dei risultati concreti. Se ci si allena bene non ci si infortuna poi tanto. Chi non si allena si infortuna più spesso ma gli infortuni non sono scuse.
Se ti rompi un osso puoi ritirarti ma se hai un infortunio minore prendi qualche anti-infiammatorio e sei come nuovo. Se guardo ai miei tempi mi sembra che i rikishi di adesso siano tutti un po’ viziati.

𝐖𝐚𝐤𝐚𝐭𝐚𝐤𝐚𝐤𝐚𝐠𝐞
Wakatakakage in doppia cifra nonostante le tre sconfitte all’inizio, come sempre un inizio poco scoppiettante. Se vuole diventare Ozeki deve mettere a posto il suo inizio di torneo. Se uno parte con tre sconfitte di solito si scoraggia ma lui ha raggiunto ben 11 vittorie! Visti questi risultati è innegabile che il Sekiwake abbia un talento fuori dal comune.

Wakatakakage vince contro Sadanoumi e raggiunge l’undicesima vittoria all’Aki Basho

𝐇𝐨𝐬𝐡𝐨𝐫𝐲𝐮
Pensavo che Hoshoryu potesse vincere 10 incontri e cominciare la scalata per diventare Ozeki ma a metà torneo si è trovato in difficoltà.
Lui fa tachi-ai molto diversi: usa la testa o si mette in posizioni diverse col corpo. Se riuscisse a fare dei tachi-ai più solidi e vigorosi aggiungerebbe qualche vittoria ai suoi record. Lui stesso deve anche capire se è più forte a fare prese a destra oppure a sinistra.
Ad ogni modo per ottenere kachi-koshi da Sekiwake vuol dire che hai una mentalità molto forte.
Wakatakakage e Hoshoryu hanno in comune una grande forza nelle gambe, la cosa mi piace molto.

Hoshoryu sconfigge Endo all’Aki Basho

𝐓𝐨𝐛𝐢𝐳𝐚𝐫𝐮 𝐞 𝐢 𝐩𝐢𝐜𝐜𝐨𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐤𝐢𝐬𝐡𝐢
Il nuovo Komusubi Tobizaru, ma anche Midorifuji e Nishikifuji: i piccoli lottatori stanno mostrando cose incredibili. Non dico che i rikishi “possenti” non vadano bene ma ultimamente questi piccoli lottatori mi stanno facendo dubitare della necessaria importanza del peso nei lottatori di sumo. Sono sempre elettrizzato nel vederli combattere.

Tobizaru sconfigge Ura per il kachi-koshi all’Aki Basho

Wakamotoharu ha raggiunto per la prima volta la doppia cifra e come me preferisce la presa a sinistra del mawashi. Mi piace molto. Quando prende il mawashi non abbassa mai la testa e resta vicinissimo all’avversario. Non c’è assolutamente bisogno di abbassare la testa. Se riesce a migliorare un qualcosina in più presto vedremo due fratelli nel san’yaku!

Wakamotoharu che attacca Ichinojo

𝐈 𝐯𝐞𝐧𝐭𝐞𝐧𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚
Non ci sono più lottatori sulla ventina in forma e promettenti?
Taiho è diventato Yokozuna a 21 anni. Io non avevo la sua forza ma mi ero ripromesso di cercare di tenere il suo passo. Taiho era di un altro pianeta ma non volevo assolutamente perdere contro Kiyokuni e in men che non si dica a 21 anni ero Komusubi (marzo 1964: Kitanofuji Komusubi, Kiyokuni Sekiwake, Taiho Yokozuna NdT).
Sono passato da Makushita al san’yaku in un anno ma il mio obiettivo era di diventare Sekitori prima di raggiungere la maggiore età, in quello ho purtroppo fallito.
Al tempo chi arrivava in san’yaku a 21 o 22 anni non era definito giovane. Kashiwado, Wakachichibu e Toyonoumi sono entrati nel mondo del sumo prima dei vent’anni, erano il promettente “trio di adolescenti” arrivati appena finita la scuola media.
Ora invece i lottatori prima si laureano e poi salgono sul dohyo: in un batter d’occhio sei trentenne.
Per entusiasmare di nuovo i fan del sumo e portare la necessaria freschezza ci vorrebbero tanti lottatori giovani in più.


Il Torneo di Novembre nel Kyushu comincia Domenica 13, per non perdervi neppure una news riguardante il mondo del sumo seguiteci sui nostri aggiornatissimi social:

Il Brasile nel sumo pt.1: dagli inizi negli anni ’70, all’exploit dei ’90 (con un pizzico d’Italia)

Riprendiamo la rubrica che racconta le storie dei rikishi stranieri. Quei lottatori che non solo decidono di affrontare il duro stile di vita di un lottatore di sumo, ma che lo fanno provenendo da una nazione estera, dunque con un background culturale differente da quello giapponese. Dopo iniziato il nostro viaggio con la Mongolia, aver fatto tappa in Georgia, e aver raccontato la storia di Shishi, il primo (e finora unico) lottatore ucraino, ora scendiamo nel continente australe per vedere quanti e quali sono i lottatori provenienti dal Brasile che hanno messo piede su un dohyō.

Sono sedici i lottatori brasiliani che si sono cimentati nello sport nazionale del Giappone a livello professionistico, e di questi in quattro sono riusciti a diventare sekitori (cioè ottenere un salario mensile): tre hanno raggiunto la seconda divisione Jūryō mentre uno, Kaisei, ha come miglior ranking quello di Sekiwake.

Il primo lottatore a segnare come luogo di nascita il Brasile – di fatto diventando il primo rikishi sudamericano della storia – è Tatsunishiki 龍錦 che nel 1967, a 16 anni, fa il suo ingresso nella Hanakago stable. La sua breve carriera, anche a causa del suo fisico mingherlino, termina nel 1971 con il best ranking di Jonidan 6.

Negli anni ’70 saranno tre i lottatori brasiliani a sbarcare in Giappone: Kawamura Kosaku 川村 幸作, Hakusan Momotaro 伯山 桃太郎, e Kiyonomine Minoru 清乃峰 実, tutti in grado di resistere molti più anni rispetto al loro predecessore.

Hakusan (destra) maestro di judo dopo il suo ritiro (c. 1987)

Da segnalare che Hakusan, all’anagrafe Pasquale Boschi, è italo-brasiliano di terza generazione il ché fa di lui il primo lottatore di sumo di origini italiane. Figlio di un panettiere, Hakusan era un ragazzo disciplinato e molto abile nel lavoro manuale, nonché un appassionato di judo. Fu notato dal sekiwake Tsurugamine durante un tour in Brasile nel 1976, e l’anno dopo Hakusan fece già il suo debutto professionistico con un 6-1 in jonokuchi, punteggio bissato quattro mesi dopo anche in jonidan, dove non vinse il titolo a causa di una sconfitta nell’ultima giornata. Purtroppo Hakusan era molto propenso agli infortuni e il resto della sua carriera fu altalenante seppur con un elevato numero di kachi-koshi. Il punto più alto fu sicuramente il torneo di maggio 1984 quando, da makushita 9 (suo best ranking) affrontò il juryo 13 Fujinosato. Per un incontro di quel calibro era necessario avere l’oichomage – la classica capigliatura dei sektori – e lui fu il primo del suo paese ad averla, inoltre vinse il match per oshidashi. Hakusan si ritirò nel 1986 dopo aver saltato quattro tornei consecutivi. Le ultime notizie che si hanno di Pasquale Boschi è che tornò in Brasile e divenne insegnante di judo a Belo Horizonte, Minas Geiras, con un background di 56 basho come lottatore di sumo professionista, facendo registrare un peso massimo di 150 kg per 180 cm.

Nella prima metà degli anni ’90 c’è stato il principale flusso verso il Giappone di lottatori brasiliani ad ottenere maggior successo. Ben sette rikishi compirono la traversata oceanica, tutti approdando nella palestra Tamanoi; tra di loro ci sono i tre (Ryūkō, Kuniazuma, e Wakaazuma) che arrivarono a lottare a livello Jūryō, la seconda divisione per importanza. Molti di loro avevano discendenze giapponesi, e sin da piccoli mostrarono una spiccata propensione verso il judo e altri sport da contatto.

Kitaazuma, Ryuko, Azumakaze, Wakaazuma, Azumao (c. 1998)

Di questa ciurma, Kuniazuma Hajime 国東 始 arrivò più in alto raggiungendo il rank di jūryō 4. Si presentò in Giappone assieme ai suoi connazionali (spinto dal padre di Azumakaze perché non voleva che suo figlio viaggiasse da solo), ma con una prestanza fisica decisamente migliore. Vander Ramos a 15 anni era già alto 190 cm e pesava 145 kg; non stupisce quindi che la sua carriera nel sumo professionistico iniziò con due 6-1 consecutivi. Nel marzo del ’93, a 17 anni raggiunse la divisione Makushita ma i dolori alla schiena lo costrinsero a saltare 5 tornei. La pausa gli fece bene perché al ritorno, nel giro di pochi mesi, vinse i titoli Jonokuchi e Sandanme. Alternando ancora pause prolungate a vittorie nelle categorie minori (in totale saranno 5 i titoli vinti da lui), la promozione a sekitori avvenne nel settembre 2000 quando prese parte al torneo come jūryō 9, chiudendo con un record di 9-5-1. Raggiunse il picco, J4, esattamente un anno dopo e da lì in poi iniziò una lenta e inesorabile discesa fino al ritiro avvenuto nel marzo 2004 quando, da Sd20 e martoriato dagli infortuni, riuscì comunque a chiudere 5-2. Ora Vander Ramos vive a Shinjuku e fa l’impiegato.

Compagno di viaggio di Kuniazuma dal Brasile al Giappone fu anche Wakaazuma Yoshinobu 若東 吉信 il quale aveva un fisico totalmente opposto rispetto al connazionale. Al momento del suo debutto – anche lui nel novembre ’91 – pesava 75 kg e la sua scalata verso i piani alti del sumo fu una delle più lente. Impiegò 58 tornei per raggiungere la divisione jūryō (all’epoca fu record di maggior numero di tornei per un lottatore straniero, poi battuto dai 71 di Oniarashi). Tanto lungo fu il cammino per arrivarci e tanto breve la sua esperienza tra i rikishi salariati: Wakaazuma infatti resistette solamente un torneo nella seconda divisione, chiudendo con un record di 4-11. Da lì in poi restò stabilmente in makushita senza più riuscire a fare il salto di qualità ritirandosi nel maggio 2003, a 27 anni, dopo qualche prestazione insufficiente in sandanme. 
Appeso il mawashi al chiodo, Fernando Yoshinobu Kuroda – questo il suo nome di battesimo – tornò in Brasile dove ha aperto il ristorante di cucina giapponese Izakaya Kuroda nel quartiere Little Tokyo di São Paulo. Senza comunque allontanarsi dal mondo del sumo, come dimostra il fatto che aiutò Kaisei nel suo approdo verso la palestra Tomozuna.

Wakaazuma col suo connazionale Kaisei

Il terzo lottatore del gruppo a raggiungere la seconda divisione del banzuke fu Ryūkō Gō 隆涛 剛, sulla carta uno dei più promettenti. Luiz Go Ikemori infatti – questo il suo nome all’anagrafe – seguì un percorso molto più simile ad un classico lottatore giapponese, iniziando prima a studiare alla Takushoku University e poi prendendo parte al Japanese National Collegiate Sumo Championship, diventando il primo brasiliano a vincere il torneo. Questo ed altri risultati giovanili gli garantirono lo status di makushita tsukedashi, cioè fece il suo debutto nel professionismo direttamente in terza divisione (anziché la sesta) nel maggio ’92, e fu il primo straniero a meritarsi questo vantaggio. Fu anche il primo brasiliano a raggiungere la divisione jūryō,nel marzo ’94 restandoci in totale per 7 tornei e piazzando anche un 10-5 che gli valse la massima posizione di J8. La sua esperienza da sekitori ebbe una brusca frenata quando nel settembre ’95 Ryūkō si fratturò l’omero e gli epicondili del gomito destro, ritirandosi dal torneo dopo tre giorni. Così si concluse la sua carriera in jūryō, mentre quella di rikishi durò fino al gennaio ’99. 

Durante le Olimpiadi Invernali di Nagano 1998 – a differenza di quanto accaduto a Tokyo 2020, con gran rammarico di Hakuhō – ai rikishi fu permesso di sfilare durante la cerimonia di apertura assieme agli atleti del proprio paese, e fu quanto fece Ryūkō con i suoi connazionali brasiliani, nonostante all’epoca non era più sekitori.
Acquisita la cittadinanza giapponese il 22 aprile 1996 – stessa data di Akebono – attualmente Ryūkō Gō vive e lavora a Tokyo. 

Ryudo guida gli atleti del suo paese natale alle Olimpiadi di Nagano 1998

Nel gruppo di sudamericani della Tamanoi heya vanno ricordati anche Kitaazuma Kiyoshi 北東 清 e Azumakaze Futoshi 東風 太士. Il primo perché vinse il titolo Jonokuchi al debutto, nel novembre ’91, dopo un play-off a sei rikishi, inclusi i suoi connazionali e compagni di palestra Kuniazuma e Wakaazuma (futuri lottatori jūryō). Azumakaze invece – debuttante anche lui in quel torneo – è di origini italiane (da Lucca) il ché fa di lui il secondo lottatore con sangue italiano dopo il già citato Hakusan. Giuliano Kochinda Tsusato, nato e cresciuto a Sao Paulo, già nel suo paese iniziò ad allenarsi in un sumo club, e dopo un paio di viaggi in Giappone venne preso dalla palestra Tamanoi, gestita dall’ex Sekiwake Tochiazuma.Faticò nei suoi primi due anni di professionismo, e raggiunse la divisione Sandanme nel maggio ’94 senza più uscirne per il resto della carriera. Il best ranking di Azumakaze è Sd29 nel maggio ’97 mentre a livello di fisico, aumentò progressivamente sempre di più la sua stazza arrivando a 178 cm e 170 kg pochi mesi prima del suo ritiro avvenuto nel gennaio ’99 a causa di un infortunio alla gamba. Le notizie più recenti su di lui, datate 2009, dicono che possiede un bar nel quartiere Roppongi di Tokyo.

La sua grande dedizione verso lo sport emerge da queste sue parole, dette in un’intervista a Reed Young: Il sumo è uno sport che richiede una completa abnegazione di sé e segue le più rigide regole sociali. Imparare questa tradizione è stata una grande sfida per me. Mi alzavo di notte per fare allenamenti extra. Mi ci sono voluti tre mesi per imparare la lingua. Il mio oyakata (maestro) e sua moglie facevano parte della mia famiglia. Ma non li vedo da otto anni da quando ho smesso. Sai perché? Perché devo crescere. Non sono ancora pronto per vederli, perché devo mostrare loro quella che è diventata la mia nuova vita. Andrò a trovarli al momento giusto, probabilmente quando aprirò un altro bar”.

Azumakaze nel suo bar a Roppongi, Tokyo (Credits: Reed Young)

Nella seconda parte dell’articolo, racconteremo la storia di Kaisei Ichirō, all’anagrafe Ricardo Sugano, nato a São Paulo il 18 dicembre 1986 e ritiratosi nel settembre 2022, dopo sedici anni vissuti da lottatore di sumo.

S’istrumpa: il sumo italiano in Sardegna

Articolo: Alessio Niffoi

Quando ho iniziato ad appassionarmi al sumo una delle domande più ricorrenti da parte dei miei conoscenti era la seguente: “che divertimento c’è nel guardare due ciccioni in perizoma che si spingono dentro un cerchio e che in pochi secondi vanno a terra?”. Scontrandomi con quella che (purtroppo) è la più occidentale delle visioni rispetto al sumo iniziai a provare a spiegare che c’era molto di più e soprattutto che il sumo non doveva essere considerato semplicemente uno sport, ma una vena pulsante di tradizione in questo nostro mondo caotico ed in continuo mutare.

Ho iniziato, allora, ad appassionarmi sempre di più anche all’aspetto tradizionale del sumo, alla sua storia, alle origini, al significato di gesti e rituali cercando sempre di avere un punto di vista aperto e neutrale (e curioso) e non viziato da una “occidentalità” di pensiero. A quel punto mi sono ritrovato risucchiato in un universo di storia e tradizione dalle radici lontane ma fortissime e … ho sentito aria di casa.

La Sardegna è segnata in rosso

Io sono Sardo, e vuoi l’insularità, vuoi la tribolata storia che nel tempo ha forgiato noi nativi dell’isola di Ichnusa (nome attribuito dai greci alla Sardegna e che significa “impronta” per la forma che ricorderebbe quella di un piede) ci ritroviamo ad avere un rapporto fortissimo con tutto ciò che ha a che fare con la tradizione.

Buttando un occhio sulla mia terra mi è immediatamente venuta in mente “s’istrumpa”, una forma di lotta dalle origini antichissime che rievoca gli atavici scontri per dimostrare il proprio valore e la propria abilità.

[L’immagine è presa da: “Piero Frau, S’Istrumpa, Manuale storico didattico, Alfa Editrice, 2013”]

Perché mi è venuta alla mente s’istrumpa? Nel vedere con quanta passione e con quanto orgoglio il popolo giapponese segue le manifestazioni legate al mondo del sumo è stato naturale pensare se anche noi potevamo avere qualcosa del genere. Tralasciando la smodata passione per il calcio che in Italia (e non solo ovviamente) sfocia spesso e volentieri in una sorta di fondamentalismo fanatico abbiamo qualcosa che possa avere delle radici cosi antiche, forti e legate alla semplicità del confronto fisico fra esseri umani? Beh, guardando in casa mia è subito saltata fuori s’istrumpa.

Mi sono incuriosito allora nel cercare di vedere anomalie e differenze fra sumo e istrumpa, e in queste righe vorrei condividere con voi le mie considerazioni.

(Come per il sumo anche per s’istrumpa in tempi storicamente recenti si è arrivati ad un riconoscimento di tipo puramente sportivo con tanto di associazioni, campionati , regolamenti e tornei a livello regionale/nazionale ed internazionale, ma in questo articolo mi sono voluto soffermare sulla forma storica e tradizionale de s’istrumpa NdA)

COS’E S’ISTRUMPA?

 “S’istrumpa” o più semplicemente “istrumpa” è un’antichissima forma di lotta tradizionale sarda che perde le sue origini fra storia e preistoria. Verosimilmente gli albori de s’istrumpa  sono da posizionare cronologicamente nel periodo nuragico, fra l’età del bronzo e la prima età del ferro. Alcuni fra i maggiori studiosi della civiltà nuragica (come ad esempio l’archeologo Giovanni Lilliu) sono concordi nel riconoscere l’uso della lotta per istituire o rinsaldare i rapporti fra i diversi clan con lottatori non professionisti ma appartenenti alle varie famiglie che lottavano per il riconoscimento di un “prestigio” sociale. Il più antico ritrovamento che potrebbe testimoniare tali lontane origini è un bronzetto nuragico databile fra il 930 e dil 730 a.C., ritrovato a Uta (sud Sardegna) nel 1849 e raffigurante due lottatori di cui uno a terra e l’altro al di sopra di questo, similmente alla classica posizione di fine lotta fra due lottatori a s’istrumpa. La natura di tale lotta era verosimilmente solo a scopo di “prova di forza” anche se alcuni ipotizzano anche un legame con pratiche militari tant’è che i lottatori a s’istrumpa vengono detti “gherradores” ossia “guerrieri”, anche se tale termine potrebbe, ovviamente avere semplicemente una valenza di riconoscimento di valore nei confronti dei praticanti.

bronzetto nuragico databile fra il 930 e dil 730 a.C., ritrovato a Uta (sud Sardegna) nel 1849 e raffigurante due lottatori di cui uno a terra e l’altro al di sopra di questo, similmente alla classica posizione di fine lotta fra due lottatori a s’istrumpa [L’immagine è presa da: “Piero Frau, S’Istrumpa, Manuale storico didattico, Alfa Editrice, 2013”]

In tempi storici più recenti la pratica de s’istrumpa è legata profondamente al mondo agropastorale che è il microcosmo che ne ha mantenuto vivo il significato e tramite la pratica e la memoria storica l’ha condotta ai giorni nostri.

Si tratta della lotta del popolo, praticata dagli uomini che volevano dimostrare il proprio valore nelle principali occasioni di socialità quali feste religiose, la conclusione di lavori nei campi come trebbiatura, vendemmia o tosatura delle pecore, feste campestri, matrimoni e persino durante le visite di leva che si tenevano presso i centri mandamentali (e che raggruppavano i giovani di paesi vicini).

IN COSA CONSISTE S’ISTRUMPA?

Si tratta di una lotta di contatto in cui lo scopo è atterrare l’avversario mediante tecniche di sbilanciamento, spinta e sgambetto. Non sono consentiti colpi diretti all’avversario con alcuna parte del corpo e la lotta termina immediatamente appena uno dei due lottatori è atterrato. Si ritrovano similitudini con la lotta “Back-hold” del regno unito, “Gouren”  francese, “luche leonesa” spagnola o lotta svizzera. La particolarità sta nel fatto che le distanze sono ridotte a zero, si parte in condizione di parità con una presa incrociata che vede i lottatori petto a petto con le braccia serrate sulla schiena dell’avversario. Col contatto corporeo si “esorcizza” tutta l’aggressività e la rivalità che si accumula prima della lotta e rimane solo l’aspetto tecnico, la forza e l’abilità che ognuno dei due intende dimostrare all’altro ed alla comunità (un tempo) o al pubblico.

Chiaro esempio del suddetto sport

SUMO E ISTRUMPA

Non essendo il mio scopo quello di scrivere un trattato o un manuale sulla lotta sarda vi propongo, di seguito, le mie personali considerazioni derivate dalla ricerca su entrambe le discipline dove è possibile intravedere delle similitudini in alcuni aspetti e delle importanti differenze in altri.

A sinistra un esempio di S’istrumpa, a destra un esempio di Sumo (nel dettaglio Tochinoshin esegue uno Tsuridashi sul minuto Terutsuyoshi).

Partiamo dalle origini : Il Sumo ha origini leggendarie legate alla lotta fra divinità e origini più pragmatiche legate a due realtà distinte che si sono poi fuse per dar vita a ciò che è oggi. La lotta nell’ambito militare sia come intrattenimento in ambiente imperiale sia come modalità di reclutamento e la lotta legata ai rituali propiziatori shintoisti nei santuari. Il sumo agli albori era un’attività ad appannaggio dei ceti più alti solo successivamente è diventato un evento per il  popolo (alla fine del 1400). S’istrumpa nasce dai ceti più bassi, dalla vita agropastorale, e non nasce ne diventa intrattenimento ma conserva la natura di manifestazione spontanea di confronto fra singoli nell’ambito di dinamiche comunitarie. Il termine “gherradores” utilizzato per definire i lottatori a s’istrumpa sarebbe da tradurre letteralmente come “guerrieri” ma si è d’accordo nel ritenere tale termine legato al ruolo di prestigio che acquisivano agli occhi della gente i lottatori più capaci piuttosto che andare a ricercare un accezione legata all’ambito “Militare” inteso come guerra o combattimento da conflitto. E’ curioso però notare come una delle occasioni in cui si organizzavano dei veri e propri tornei fosse durante le visite di leva per il servizio militare, circostanze in cui tanti giovani di gruppi di paesi vicini si ritrovavano riuniti e non perdevano occasione per cercare di dare lustro al proprio campanile con delle prestazioni vittoriose magari proprio sui ragazzi del paese accanto.

La denominazione dei lottatori prevede diversi termini per il sumo, legati al rango del lottatore e ad altri fattori mentre per quanto riguarda s’istrumpa il termine è solo uno: “gherradores”, guerrieri o più genericamente lottatori. E’ curioso notare come anche i nomi dei vari lottatori possano rappresentare una curiosità; nel sumo vengono scelti dei nomi da lottatore quasi sempre diversi dal proprio nome, nella istrumpa questo non avviene anche se il largo uso di nomignoli e soprannomi che si fa nell’isola portava spesso a confrontarsi dei veri e propri personaggi con dei nomi attribuiti nell’ambito del quotidiano, del lavoro o anche della lotta per meriti acquisiti con performance straordinarie o caratteristiche fisiche peculiari.

Per quanto riguarda l’alimentazione parlare di sumo porta immediatamente alla mente il cibo tipico dei lottatori, il chanko-nabe, alimento studiato appositamente per aiutare nella costruzione del corpo “perfetto” per il sumo. Ovviamente per i gherradores non esiste un alimentazione specifica ma è da sottolineare il fatto che, provenendo soprattutto dall’ambito agropastorale, i lottatori sardi avessero dei fisici abbastanza simili, legati ad un’ alimentazione caratterizzata dai prodotti tipici della vita semplice di campagna e temprati dal lavoro nei campi o col bestiame.

[L’immagine è presa da: “Piero Frau, S’Istrumpa, Manuale storico didattico, Alfa Editrice, 2013”]

Una delle principali differenze fra sumo e istrumpa risiede nel fatto che il sumo sia divenuto attività professionale, per quanto tradizionale i lottatori sono pagati e si guadagnano da vivere con il sumo mentre i gherradores ovviamente rappresentano quanto più possibile “l’uomo qualunque” che in determinate occasioni di socialità decide di mettersi alla prova e dimostrare il proprio valore. Nessun allenamento dunque e nessuna preparazione, solo l’esperienza maturata nel tempo e col confronto.

Per quanto riguarda l’abbigliamento ci sono dati storici un po’ contrastanti per quanto riguarda s’istrumpa. Per tutto l’800 si combatteva indossando il costume tradizionale del proprio paese mentre successivamente l’abbigliamento più comune era quello derivato dalle vesti di lavoro in campagna: pantaloni in velluto, camicia “a gula” (senza colletto), “cusinzos” (tipici scarponi da lavoro) e spesso anche i gambali che non venivano tolti nonostante non favorissero le tecniche di piede. Non si può pertanto parlare di un abbigliamento standard ne obbligatorio, uniche particolarità il fatto che non si combatteva ne scalzi ne a torso nudo. Nel sumo invece oltre il classico mawashi anche l’abbigliamento nelle occasioni pubbliche impone ai rikishi determinate regole.

Anche per quanto riguarda i rituali ci sono profonde differenze; nel sumo le reminiscenze dello Shinji-sumo (sumo nei santuari ) e il legame alla religione shintoista hanno lasciato una serie di rituali ben definiti sia nell’ambito dei combattimenti che del mondo del sumo in generale. S’istrumpa invece non prevede alcun rituale e non possiede alcun collegamento con l’ambito religioso se non quello di essere praticata in occasione di feste campestri o paesane ma senza alcun legame con la ricorrenza stessa. Il sumo dei rituali shintoisti era utilizzato per propiziare i raccolti o la pesca mentre s’istrumpa era un’attività di svago legata alla fine dei faticosi lavori di campagna come vendemmia, trebbiatura o tosatura.

Lo Yokozuna 稀勢の里 Kisenosato effetta il rituale del dohyo-iri in un santuario shintoista
(accompagnato dal recentemente ritirato 松鳳山 Shohozan)

Per quanto concerne gli arbitri la differenza è legata al fatto che nel sumo anche i giudici sono salariati, mentre ovviamente nella strumpa no. La cosa in comune è però che in entrambi i casi il controllo degli incontri è delegato a degli esperti e solitamente ex-lottatori (shinpan nel sumo che coadiuvano il gyoji) oppure lottatori molto esperti e riconosciuti dagli altri lottatori stessi (istrumpa).

Dove si combatte è sempre in funzione dell’origine della disciplina, il sumo riprende le origini legate ai santuari shintoisti e il dohyo fa le veci di uno spazio rituale, da purificare e dal forte significato simbolistico oltre che delimitare uno spazio ben preciso. S’istrumpa invece veniva combattuta un po’ ovunque, cercando uno spiazzo pianeggiante, privo si sassi o meglio ancora con morbida erba o paglia (si combatteva spesso nell’aia o negli spiazzi in cui si tosavano le pecore, ma anche nelle piazze o per le vie del paese).

Ma non c’è nulla che accomuni sumo e istrumpa? Beh si, altrimenti si tratterebbe di mettere vicine due calamite con il polo opposto…

Come si combatte e come si vince?

Nel sumo lo scopo è far toccare terra all’avversario con qualsiasi parte del corpo che non sia la pianta dei piedi (ovviamente) oppure forzarlo al di fuori dello spazio delimitato, s’istrumpa invece prevede l’atterramento dell’avversario e la vittoria solitamente è ottenuta al meglio di due atterramenti validi su tre o di tre su cinque. Un atterramento per essere considerato valido prevede che uno dei due lottatori venga messo col dorso a terra o cade sotto l’avversario (tecniche di schiacciamento). Per quanto riguarda le tecniche nel sumo sono due le principali tipologie di condotta: oshi-zumo (spinta) e yotzu-zumo (presa sul mawashi). Nel primo caso i lottatori cercano di spingere a terra o fuori dal dohyo l’avversario mentre nel secondo caso preferiscono avere la presa al mawashi avversario per costringerlo a terra con leve, sgambetti o proiezioni oppure forzarne i movimenti per “guidarlo” oltre la corda. S’istrumpa invece prevede l’obbligo del contatto continuo fra i lottatori (un po’ come se un incontro di sumo iniziasse obbligatoriamente con i due lottatori che eseguono una bella presa solida sul mawashi dell’avversario) pertanto le strategie e le tecniche sono legate alla dinamicità ed alla necessità di far perdere l’equilibrio all’avversario per forzarlo a terra.

Come detto pocanzi s’istrumpa prevede l’obbligatorietà della presa, ma come avviene? Si riportano diversi tipi di presa fra i quali quelli più utilizzati sono la presa sul polso e sulle dita. Dopo aver cinto l’avversario in una sorta di abbraccio si devono stringere le proprie braccia sulla sua schiena e bisogna mantenere il contatto stringendo una mano sul polso dell’altra oppure utilizzando le dita come una sorta di gancio. Altri tipi di presa prevedono che si inizi stringendosi alla cintura o ai pantaloni dell’avversario.

La posizione iniziale è standardizzata sia nel sumo sia in s’istrumpa, questo per garantire una partenza equilibrata che dia pari opportunità ai due lottatori. Nel sumo si parte a distanza e si cerca o si evita il contatto per strategia mentre s’istrumpa obbliga al contatto ed alle tecniche di disequilibrio.

L’inizio dell’incontro è scandito dalle frasi del gyoji nel sumo e l’equivalente di “hakkeyoi!” per s’istrumpa è la frase urlata dall’arbitro di turno: “a gherrare!” ossia “che si combatta!”.

Le categorie di peso non vengono contemplate nè nel sumo nè nella istrumpa (mi riferisco sempre alle versioni tradizionali e non quelle “sportive” moderne) a sottolineare il fatto che dimostrare il proprio valore era un’attività legata non solo alla forza fisica ma anche alla destrezza, alla velocità, all’intelligenza ed alla coordinazione. E’ necessario però un piccolo chiarimento: in s’istrumpa difficilmente si potevano trovare grosse differenze di fisico, come detto in precedenza i lottatori provenivano dalla realtà agropastorale pertanto alimentazione e stile di vita molto simili. Nei casi in cui si affrontavano però dei lottatori con notevole differenza di altezza a quello più basso era concessa una doppia presa sotto le ascelle dell’avversario (anziché la presa incrociata) per bilanciare la differenza.

Il piccolo 舞の海 Mainoumi contro l’immenso 小錦 Konishiki, nessuna divisione fra categorie di peso.

Ad esclusione delle manate a mano aperta consentite nel sumo, in entrambe le discipline sono vietati i colpi diretti all’avversario. Sono previste delle condotte vietate, ad esempio nel sumo è vietato afferrare i capelli dell’avversario, nella istrumpa è vietato utilizzare strattagemmi per indurre dolore nell’avversario come ad esempio forzare col mento sulla clavicola o sullo sterno o fare pressione con la nocca del pollice sulla schiena. Questo introduce un altro punto che accomuna sumo e istrumpa: il rispetto dell’avversario.

Quando l’avversario va a terra o esce oltre la corda nel sumo l’azione di attacco viene immediatamente interrotta e lo stesso avviene nella istrumpa, appena l’avversario è atterrato non si osserva più alcuna azione, a dimostrazione che non c’è violenza ma semplice volontà di confrontarsi, provando a prevalere in tutti i modi consentiti dalle regole e dalle proprie abilità e accettando l’eventuale sconfitta con dignità.

Altro punto di similitudine sta nelle tecniche vincenti. Nel sumo sono riconosciute oltre 80 tecniche vincenti dette kimarite, alcune basilari o molto utilizzate come tecniche di spinta o trazione altre più rare e difficili da eseguire come proiezioni e sgambetti o attacchi simultanei con più parti del corpo. Nella istrumpa le tecniche vengono dette “trassas” che letteralmente significa sia “modi”, “maniera di fare qualcosa” ma anche “astuzia” (essere “trassau” in sardo vuol dire essere tecnico, esperto e in possesso di diverse soluzioni).

Alcune tecniche [L’immagine è presa da: “Piero Frau, S’Istrumpa, Manuale storico didattico, Alfa Editrice, 2013”]

Possiamo ricondurre le principali “trassas” nelle seguenti categorie:

Tecniche che usano la gamba come leva che possono essere portate dall’interno o dall’esterno e poggiando o meno il piede a terra (la nomenclatura in sardo prevede la traduzione dell’azione stessa ad esempio la tecnica di gamba dall’interno con appoggio del piede è detta “a ghetare s’anca dae intro acotzande su pede in terra” e cosi via).

Tecniche che usano il ginocchio come leva, fra le quali quella storicamente più utilizzata in antichità era quella del ginocchio all’esterno (“a ghetare su ghenugru dae foras”).

Tecniche di sollevamento, portate utilizzando il ginocchio dall’interno o dall’esterno oppure concludendo con uno schiacciamento (sollevando e poi concludendo l’atterramento facendo passare l’avversario in mezzo alle proprie gambe anziché lateralmente finendo in pratica sopra l’avversario, tale “trassa” è detta “a tzaccadura”).

Tecniche di ancata laterale, atte soprattutto a sollevare il baricentro dell’avversario,

Proiezioni:  le tecniche più spettacolari e difficili da eseguire: proiezione laterale (“a imboladura dae costados”), mezza rotazione (“mesu molinadura”) e rotazione (“a molinadura”).

Ovviamente ci sarebbe ancora tanto da dire ma come già anticipato la mia intenzione era solo quella di aprire un piccolo parallelo su due realtà in cui la tradizione è la forza motrice, d’altronde per un profano anche s’istrumpa potrebbe essere sintetizzata come “due pastori che si sbattono a terra per vedere chi ha la testa più dura”. Spero di aver fatto capire che ovviamente non è cosi, di non avervi annoiato troppo e chissà, magari di aver aperto un piccolo spiraglio di curiosità.


Alessio partecipa attivamente alla nostra pagina facebook sul sumo portando commenti tecnici nelle sue pagelle quotidiane durante i tornei.

Vi ricordiamo i prossimi imperdibili appuntamenti: Lunedì 27 Luglio uscirà il prossimo Banzuke che sarà immediatamente analizzato dai nostri specialisti mentre il 10 Luglio comincerà il Torneo di Nagoya 2022 che sarà commentato nei dettagli ogni giorno, sia con analisi tecniche che con traduzioni delle dichiarazioni dei lottatori stessi. Seguiteci dunque sulle nostre pagine social se non volete perdervi alcuna notizia sul sumo:

Back in the past: Torneo di Osaka – Marzo 1960

Oggi andiamo indietro nel tempo, esattamente a Osaka nel 1960 (in anni giapponesi Showa 35).

Il canale dell’Associazione Sumo (versione a pagamento) posta tornei d’annata ma questa volta ci ha regalato il giorno 1 del suddetto torneo, quindi è visibile da tutti. Ovviamente è tutto in giapponese ma per fortuna ci sono io che vi guido nella selva oscura dei kanji.

Entriamo in atmosfera: il Giappone del boom economico, l’occidentalizzazione è praticamente completa ma fortunatamente resistono questi sprazzi di tradizione giapponese, una si queste è il sumo. È un’epoca fiorente per questo sport, quegli anni sono chiamati “Epoca Tochi-Waka” (栃若時代) perché la maggior parte dei tornei sono stati vinti dagli Yokozuna Tochinishiki e Wakanohana (il padre dei fratelli Yokozuna degli anni ’90 famoso per il suo Uwatenage). La rivalità era intensa ma rispettosa: il culmine sarà il senshuraku di questo torneo in cui i due lottatori si affronteranno entrambi con 14 vittorie e zero sconfitte. La leggenda narra che i due la sera prima siano andati a bere e si siano ritrovati nello stesso cinema (per smaltire la tensione).

La lotta è talmente concitata che l’acconciatura di Tochinishiki si è completamente sciolta.

Altra curiosità: i due erano rispettivamente soprannominati マムシ (la vipera) e 土俵の鬼 (il demone del dohyō).
Sfortunatamente Tochinishiki si ritirerà dalle competizioni il torneo successivo e questa epoca avrà fine (sarà seguita dalla cosiddetta Epoca Haku-hō (柏鵬時代) definita dagli Yokozuna Kashiwado e Taihō, in realtà soprattutto dal secondo).

Guardando il Banzuke troviamo una peculiarità che negli ultimi anni si è persa: ben 11 lottatori nel san’yaku (compresi i 3 Yokozuna).

Y1e Tochinishiki 栃錦
Y1o Asashio 朝潮
Y2e Wakanohana 若乃花

Oe Kotogahama 琴ヶ濱
Oo Wakahaguro 若羽黒

S1e Kitabayama 北葉山
S1o Annenyama 安念山
S2o Kashiwado 柏戸

K1e Wakanoumi 若ノ海
K1o Fujinishiki 冨士錦
K2e Tochihikari 栃光

Tra i nomi importanti troviamo il futuro Yokozuna Kashiwado come Sekiwake e più giù tra i Maegashira il futuro Grande Yokozuna 大鵬 Taiho (che era entrato in Makuuchi a Gennaio), mentore di Hakuho.

Taiho a sinistra e Kashiwado a destra (qualche tempo dopo rispetto al torneo descritto in questo articolo)

Altra curiosità: siccome i lottatori in Makuuchi erano dispari per gli incontri è stato chiamato un Jūryō 1: 若葉山 Wakabayama. Vi ricordate chi è? Il padre di Wakatakakage (e Wakamotoharu e Wakatakamoto)!

Qui sotto la lista dei video presente nella descrizione YouTube:

00:00 Titoli
00:10 Purificazione del dohyō (Dohyō Matsuri)
03:55 L’arena di Osaka
04:09 Saluto dell’Associazione Sumo
04:51 Ritorno della Coppa dell’Imperatore
05:47 Yokozuna dohyō-iri di Wakanohana
07:15 Yokozuna dohyō-iri di Asashio
08:52 Yokozuna dohyō-iri di Tochinishiki

Cominciano gli incontri:

10:23 J1 Wakabayama – M16 Atagoyama
10:53 M16 Udagawa – M15 Hanada
11:24 M14 Kiyonomori – M15 Tsunenishiki
11:51 M14 Narutoumi – M13 Yoshinomine
12:22 M12 Hanenishiki – M13 Kanenohana
12:57 M11 Tokitsuyama – M12 Shinobuyama
13:50 M10 Wakanokuni – M11 Oikawa
15:33 M10 Fukudayama – M9 Wakamisugi
16:19 M9 Wakachichibu – M8 Matsunobori
17:35 M8 Tamahibiki – M7 Aonosato
18:28 M7 Wakamaeda – M6 Oginohana
19:34 M6 Kaizan – M2 Iwakaze
21:16 M2 Tsurugamine – M1 Dewanishiki
22:00 K Wakanoumi – M1 Kitanonada
24:04 M3 Ohikari – S Kashiwado
25:24 M4 Taiho – S Annenyama
26:51 S Kitabayama – M5 Fusanishiki
28:05 M5 Tamanoumi – O Wakahaguro
28:56 O Kotogahama – M3 Shionishiki
30:44 Y Wakanohana – M4 Naruyama
31:28 K Tochihikari – Y Asashio
32:48 Y Tochinishiki – K Fujinishiki

Il torneo sarà tiratissimo: Tochinishiki e Wakanohana che si scontreranno imbattuti durante l’ultimo giorno (prima volta nella storia del sumo!) è una storia rimasta negli annali. Il vincitore? Wakanohana.

Il video del primo giorno del Torneo di Osaka 1960
Il video dell’incontro finale fra i due Yokozuna (inframezzato di interviste a tochinishiki)

Se questi sguardi al passato vi piacciono fatecelo sapere nei commenti e porteremo altre storie simili! Per non perdervi i nuovi articoli potete iscrivervi ai nostri canali social:

Aminishiki, il JOI killer

L’altro giorno per tenermi aggiornato guardavo l’app delle news col segnalibro sulla parola “相撲” ed uscivano articoli e commenti riguardanti un solo ed unico tema: il ritiro di Aminishiki. Parliamone.

Articoli infiniti su Aminishiki

Il personaggio

Domenica scorsa (29 maggio) si è ufficialmente ritirato dal sumo l’ex Sekiwake Aminishiki (安美錦 – ora 安治川おやかた Ajigawa oyakata, 伊勢ヶ濱部屋 Isegahama-beya). Qui sotto il poster ufficiale che girava da parecchio tempo sul web.

Lottatore amatissimo a cui appartengono molteplici record e una serie invidiosa di Kinboshi e premi speciali. È stato l’ultimo lottatore a lottare e vincere contro il famosissimo Takanohana, infatti dopo la sconfitta lo Yokozuna si ritirerà dagli incontri di sumo.

Raccolta di tutti gli incontri dell’ultimo torneo di Takanohana 貴乃花

Molto popolare la sua rivalità con Asashōryū che gli è valsa ben 4 kinboshi. Bestia nera? Guardando le statistiche Aminishiki ha vinto 6 volte (4 kinboshi, un fusenshō e una vittoria da Komusubi) mentre Asashōryū addirittura 17. Poco importa, il pubblico era ben conscio che il finale sarebbe stato imprevedibile e questo basta a creare la leggenda.

Ora i due sembrano essere amiconi^^ (fonte)

Ha raggiunto il rank di Sekiwake per ben due volte, così come sono due le occasioni in cui ha sfiorato la vittoria del torneo. Lottatore molto tecnico è stato però tormentato da un infortunio agli arti inferiori, cosa che però ha superato arrivando a lottare fino a 40 anni e 9 mesi di età.

Con 1805 incontri all’attivo è il terzo lottatore nella classifica all-time.

L’infortunio

Se chiedete ad un giapponese qualunque di sicuro si ricorderà dell’infortunio tremendo accaduto durante un match contro Asashōryū (qui il video amatoriale del Gennaio 2009).

Aminishiki il JOI killer (安美錦上位キラー)

Aminishiki era soprannominato “joi killer” (上位キラー) che significa “killer dei lottatori della parte alta del Banzuke“. Le statistiche parlano chiaro: ha sconfitto almeno una volta tutti gli Yokozuna con cui ha lottato (Asashōryū per 4 volte, Hakuhō, Takanohana, Musashimaru, Kakuryū).

Nel video seguente sono stati raccolti alcuni dei suoi incontri più significativi in cui sconfigge avversati di rank superiore (lista completa nella didascalia).

M1 2002-05(7): Ozeki Musōyama 武双山
M9 2003-03(14): M1 Takanonami 貴ノ浪
M1 2003-7(3): Y Musashimaru 武蔵丸
K 2008-11(1): Y Hakuhō 白鵬
M4 2012-09 (11) O Kisenosato 稀勢の里
M1 2016-01(1): O Kisenosato 稀勢の里

Il ritiro

Aminishiki si ritira nel luglio del 2019 e una settimana fa, finalmente, ha avuto luogo il suo “断髪式 danpatsu-shiki” o “rituale del taglio dei capelli”. L’evento è stato pubblicizzato tantissimo, forse più che per gli altri lottatori. Ma magari è solo una mia impressione.

錦富士 Nishikifuji campione Juryo appartiene alla stessa heya dove Aminishiki fa da oyakata e lo pubblicizza volentieri.
Anche l’unico Yokozuna 照ノ富士 Terunofuji appartiene alla Isegahama-beya (fonte)

Di seguito invece l’evento vero e proprio con descrizione in inglese di Chris Sumo:

Il fratello (ex Makuushi 安壮富士 Asōfuji) ha partecipato alla cerimonia in veste di cantante:

Alcuni commenti

Aminishiki ha rilasciato vari commenti in luoghi e momenti diversi che riassumo qui sotto:
“Dopo 3 anni dal mio ritiro e due eventi rimandati ce l’abbiamo fatta, è stato grazie a tutti che l’evento è riuscito! Ora che sono oyakata ho fatto un passo in avanti nella mia carriera e voglio dare tutto quello che posso all’Associazione Sumo … All’inizio della cerimonia stavo in religioso silenzio, poi ho visto arrivare tante persone (per il taglio dei capelli) e sono affiorati tantissimi ricordi di incontri importanti nella mia vita.”

Anche il fratello ha rilasciato qualche parola: “Sono entrato nel sumo nella sua stessa heya ma lui mi ha subito superato. Siccome c’era lui vicino a me non mi sono mai scoraggiato e (nonostante i risultati non alla pari) sono riuscito ad entrare (per due volte) in Makuuchi. Le parole che ho cantato erano tutte nostalgiche. Mi sono ritirato dal sumo da ormai una decina d’anni ma penso di avere fatto la scelta giusta, cioè di diventare un lottatore professionista.”

Il padre (penultimo a tagliare i capelli) ha inoltre affermato: “Mi sento come rinfrancato. Non sono una persona sentimentale, niente lacrime. Vorrei ringraziare profondamente tutti quelli che ci hanno sostenuto in questi anni …”

Se volete seguirlo sui social, e di solito ne vale la pena, vi lascio i link:

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Shishi dall’Ucraina: cuor di leone

Persino il tradizionale sumo non può esimersi dal faccia a faccia con i fatti di cronaca. Raccontiamo la storia di Shishi, il primo lottatore professionistico ucraino a mettere piede su un dohyō

Articolo: Paolo Di Lorito

Il sumo, per quanto la Japan Sumo Association possa essere infastidita dalla cosa, è uno sport sempre più internazionale e – come abbiamo imparato a conoscere in questi articoli dedicati ai lottatori della Mongolia e della Georgia – durante i tornei non mancano affatto rikishi stranieri. Oltre a nazioni che foraggiano le palestre con un grande numero di talenti, ci sono anche paesi che non riescono ad andare oltre l’unità, ma può capitare eccome che quel singolo lottatore, in una naziona per lui straniera e lontano da ogni suo connazionale, possa fare strada. Questo è ciò che sta provando a fare 獅司 大 Shishi Masaru, all’anagrafe Sergey Sokolovsky.

Sergey è nato in Ucraina il 16 gennaio 1997 a Melitopol, nel 2014 ha dominato i campionati nazionali di sumo del suo paese, nel 2017 ha vinto i campionati europei, nel 2018 è arrivato secondo ai mondiali negli Stati Uniti, nel 2019 si è trasferito in Giappone e dal 2020 è il primo lottatore professionista di nazionalità ucraina a prendere parte ai tornei sul suolo giapponese. Una crescita costante, senza picchi e soprattutto senza intoppi, agevolata da un fisico imponente e ben allenato: 183cm ai quali corrispondono un peso che oscilla tra i 155 e i 170 fatti registrare in patria nel 2016.

Considerando gli eventi infausti che sta attraversando il suo paese, è inevitabile che per Shishi questa esperienza negli ultimi mesi deve aver raggiunto un livello di difficoltà inimmaginabile per una persona estranea ai fatti. E dunque questo rimarca ancor di più la grande tenacia che ha mostrato sul dohyō durante i suoi incontri. Il pubblico di Osaka – nonostante il Giappone a conti fatti sia estranea alle dinamiche europee – ha percepito eccome la situazione emotiva del rikishi, e il suo calore è stato evidente. Come testimoniano i presenti, un’arena mezza vuota ha sostenuto il 25enne con tanti applausi da far sembrare che fosse piena, e lui li ha ripagati con delle prestazioni impeccabili. All’haru basho occupava la posizione di makushita 8 e ha chiuso con un felicissimo record di 6-1, per il quale verrà ricompensato con un bel passo in avanti in classifica.

塚原 Tsukahara vs 獅司 Shishi (Osaka Basho 2022 – day 7)
L’ottimo torneo di Shishi è stato macchiato da una singola sconfitta, proprio quando ero spettatore nel tamari-seki.

Nella parte iniziale della sua carriera nel sumo, uno dei principali problemi che riguardavano il suo stile di lotta era la posizione del corpo troppo accovacciata, che sì può essere utile ad evitare prese frontali al mawashi, tuttavia impedisce di spingere con la massima potenza. Negli ultimi tempi Shishi ha optato per una posizione del corpo più alzata durante i combattimenti. Per quel che riguarda il tachi-ai invece certe volte predilige una posizione più bassa dando precedenza nell’impatto alla testa, ed altre volte lavora di più con il suo ampio petto; il prossimo passo sarà abbinare lo stile a seconda dell’avversario.

Sergei Sokolovsky con l’allenatore Ruslan Kuksov nel 2014 [fonte]

I primi risultati che hanno fatto subito abbinare il termine ‘talento’ alla figura di Shishi, sono arrivati come detto nel 2014. Ai campionati nazionali ucraini, l’allora 17enne Sergey portò a casa otto medaglie, cinque d’oro e tre di bronzo, andando a meritarsi i primi articoli e le prime attenzioni da parte della stampa. Negli anni successivi, sempre nel suo paese, ottenne un grande successo anche in una disciplina a dir poco sconosciuta al grande pubblico che si chiama mas-wrestling. In questo sport legato alla tradizione jacuta, i due contendenti sono seduti uno di fronte all’altro e, puntellando con i piedi su un’asse di legno, devono tirare un bastone tenuto nelle mani di entrambi. La vittoria viene dichiarata quando un concorrente riesce a tirare il suo avversario oltre l’asse di legno e tenere il bastone nelle sue mani.

Sergey Sokolovsky durante un incontro di mas-wrestling nel 2016 a Kharkov, Ucraina [fonte]

Potete immaginare quanto, soprattutto in queste discipline, la sua stazza gli abbia dato una grossa mano, e Shishi ha continuato a farla fruttare al massimo lavorando duro e ottenendo risultati degni di nota anche in campo internazionale. In particolare fu ai campionati mondiali del 2018, negli Stati Uniti, dove lasciò un segno definitivo seppur senza vincere un oro. Bastarono il bronzo nella categoria pesi massimi e l’argento nel peso assoluto per aprirgli definitivamente la strada verso il Giappone, mettendosi al servizio del gotha del sumo. Il tanto atteso trasferimento è stato salutato in patria da una festa tenutasi all’ambasciata giapponese in Ucraina, e già in quell’occasione si iniziò a parlare della palestra in cui sarebbe andato a vivere e dei suoi futuri obiettivi.

Sergei Sokolovsky all’US Sumo Open nel 2018 [fonte]
Shishi con 若藤 Wakafuji-oyakata (ex maegashira 皇司 Ōtsukasa) [fonte]

Alla fine la sua nuova dimora è diventata l’Irumagawa Beya (入間川部屋) e ovviamente la barriera linguistica ha reso complicato il suo adattamento (per parecchio tempo ha dovuto continuare ad affidarsi a Google Translate per comunicare con i suoi colleghi rikishi e i suoi superiori). L’intero 2019 Shishi l’ha passato ad allenarsi in palestra per prepararsi al meglio al suo esordio, e alla fine ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo tanti mesi a settembre. In occasione del senshūraku – la cerimonia che accompagna il 15esimo giorno di torneo – il lottatore ucraino è stato presentato assieme ai suoi compagni di palestra e da quel momento in poi si sono accelerati i preparativi per il suo esordio nel sumo professionistico.

Shishi (in pantaloncini e t-shirt) al party senshūraku della palestra Irumagawa per l’Aki basho, settembre 2019 [fonte]

Superato nel mese di dicembre 2019 il shindeshi-kensa, la visita medica che ogni nuovo rikishi deve superare prima di poter competere professionalmente, Shishi ha fatto il suo ingresso nel banzuke nel 2020 esordendo al torneo di luglio, alla posizione di Jonokuchi 14. Il suo primo impatto col sumo sul suolo giapponese è stato superbo: ha chiuso con un notevole 6-1 i primi basho della sua carriera. La rapida ascesa l’ha portato fino alla terza divisione in meno di un anno. A marzo 2021 Shishi si è presentato da Makushita 44 continuando a macinare vittorie stupendo pubblico e colleghi. Con un solo make-koshi fatto registrare finora in carriera – 1-5-1 nel settembre 2021 – attualmente il lottatore ucraino è uno dei pretendenti a fare il salto verso il paradiso del suo tra i salariati. Dopo l’ennesimo 6-1 ottenuto a marzo 2022 da Makushita 17, la sua crescita sta entrando nel vivo. Arrivato in Giappone con una criniera ancora tutta da farsi, con l’allungarsi dei capelli la sua vera forma di rikishi si è fatta spazio, e adesso Shishi può dare sfogo al significato del suo nome: un leone pronto a lottare sul dohyō.

Il racconto della storia di Sergey Sokolovsky ci riporta con le sue gesta, e ora più che mai con le sue origini, agli eventi di attualità. Melitopol, che nel 1997 ha dato i natali al primo lottatore di sumo ucraino, ora è un inerme palcoscenico di guerra. Come si legge in questo articolo, esattamente 12 mesi fa quella città si apprestava ad ospitare il primo torneo nazionale giovanile di sumo, mentre ora lì si lotta per la vita. Per concludere ci affidiamo alle parole di chi cerca di portare avanti progetti positivi come il sumo, anche in mezzo alle difficoltà. “Oggi (12-4-2021) Melitopol è molto interessato allo sviluppo del sumo. Il successo di un atleta locale, Sergei Sokolovsky a livello internazionale, ha suscitato un’ondata di interesse per questa arte marziale giapponese in città. Ci sono molti allenatori professionisti qui. E nel prossimo futuro verrà aperto un dipartimento di sumo locale, – affermava Anton Karnaukh, presidente del consiglio di amministrazione di HortA, sponsor dell’evento – Quindi il campionato ucraino sarà uno dei modi per promuovere il sumo a Melitopol. Vogliamo dimostrare che questo non è uno sport di persone grasse e paffute, il sumo può essere praticato da ragazzi e ragazze di qualsiasi corporatura, è uno sport molto interessante, spettacolare e promettente con tutte le possibilità di diventare un’Olimpico”.

E all’improvviso, Wakatakakage

Il giorno dopo la fine del torneo ho comprato il giornale “Asahi Shimbun” (朝日新聞), sponsor dei ritratti dei vincitori dei tornei di sumo. Ho tradotto (e riassunto) due articoli che riguardano 若隆景 Wakatakakage.

Traduzione: Federico Tombari

Wakatakakage, campione da nuovo Sekiwake dopo 85 anni

Suzuki Kensuke (鈴木健輔)

“Asahi Shimbun” (朝日新聞) 28 marzo 2022 (2022年3月28日) p.29

Wakatakakage (al secolo Ōnami Atsushi 大波 渥) fa parte di una famiglia che è sempre stata a strettissimo contatto col mondo del sumo (相撲一家 sumō ikka, famiglia del sumo).
Ha due fratelli più grandi nel banzuke: M9 Wakamotoharu (若元春) e M27 Wakatakamoto (若隆元). Nomi che volutamente si somigliano poiché derivano dai nomi dei tre figli di un feudatario del 1500 giapponese, tale Mōri Motonari (毛利元就), e dalla parabola delle tre frecce:

È interessante notare che viene probabilmente ricordato, almeno fuori dal Giappone, per un evento che probabilmente non ha mai avuto luogo: la “lezione delle tre frecce”. In questa parabola Motonari dà a ciascuno dei suoi tre figli una freccia da spezzare. Quindi dà loro tre frecce raggruppate, e sottolinea che mentre una può essere rotta facilmente, non così tre unite come una. (fonte)

Di seguito i nomi dei figli di Mōri:
Mōri Takamoto (毛利 隆元)
Kikkawa Motoharu (吉川 元春)
Kobayakawa Takakage (小早川 隆景)

Il kanji iniziale “waka” () invece deriva dal nome del nonno, ex-Komusubi Wakabayama (若葉山), ripreso anche dal padre ex Ms51 Wakashinobu (若信夫)

Rispetto ai suoi fratelli è entrato nel banzuke molto dopo, 7 anni dopo Wakatakamoto e 5 anni dopo Wakamotoharu, raggiungendo la categoria Makuuchi dopo 2 anni nel torneo di novembre. Pesa 130 kg e in questo torneo per la prima volta ha superato il nonno come posizione sul banzuke, Inoltre è diventato campione. Vincere il torneo da nuovo Sekiwake è un’impresa che è non accadeva da 86 anni, l’ultimo infatti è stato Futabayama (双葉山), il quale fu il capo-palestra di Wakabayama, il nonno del nostro Wakatakakage.


E all’improvviso, Wakatakakage

Suzuki Kensuke (鈴木健輔)

“Asahi Shimbun” (朝日新聞) 28 marzo 2022 (2022年3月28日) p.14

Wakatakakage nel suo primo spareggio finale ha mostrato tutta la sua forza. Sceso dal dohyō percorrendo la hana-michi ha incontrato lo sguardo del suo fratello più grande Wakatakamoto (lottatore Makushita e assistente personale) proferendo solamente una breve frase: “おかげさまで okagesamade” (grazie al cielo). Breve ma profondo il suo senso di gratitudine.

“Asahi Shimbun” (朝日新聞) 28 marzo 2022 (2022年3月28日) p.29 (藤島親方, ex Ozeki Musōyama 武双山) che era tra i giudici dell’incontro finale ha commentato così: “sembra un lottatore d’altri tempi, così ostinato.” Proprio così, oltretutto prendendo chili ha ottenuto molta più forza nei contrasti. I suoi 130 kg di peso erano la media dei lottatori di 40 anni fa. Nelle tecniche mi ricorda l’ex Yokozuna Wakanohana III (3代目若乃花).

Wakatakakage è la terza persona in assoluto a vincere da nuovo Sekiwake dopo Shimizugawa (清水川) nel 1932 e Futabayama nel 1936. Egli è il candidato numero 1 per diventare il prossimo Ozeki.


Se cercavi il commento originale al Torneo di Osaka appena terminato lo trovi a questo link: HARU BASHO 2022 DAY 15: FINALE AMARO PER TAKAYASU, WAKATAKAKAGE CAMPIONE

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