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Il mondo del sumo raccontato da un italiano in Giappone
大相撲について イタリア人が イタリア語で語る

articolo: Alessio Niffoi

Il conto alla rovescia per il Kyushu basho sta per iniziare, il 9 Novembre è alle porte e gli appassionati hanno già fissato il prossimo appuntamento: l’uscita del banzuke. Ci sembrava d’obbligo però, oltre che interessante, chiudere il capitolo Londra in puro stile Italianozeki!

Vi starete chiedendo: “in che modo ha vissuto l’esibizione Londinese Italianozeki”? Beh, a pieno! E la cosa più interessante è che l’abbiamo vissuta sia fisicamente lì a Londra sia stando comodamente a casa.

Storia di Italianozeki e della sua community

Italianozeki è partito dall’idea di un singolo (Federico) al quale si sono poi aggiunti prima i collaboratori e in seguito una vera e propria comunity, nata dalla condivisione di esperienze e opinioni. All’esibizione in terra britannica era presente fisicamente uno dei collaboratori (Paolo) ma eravamo rappresentati anche da alcuni componenti della nostra community. Quando abbiamo detto che Italianozeki ha vissuto a pieno questa manifestazione è proprio grazie a loro, alla loro voglia di condividere e rendere partecipe tutto il gruppo delle attività, delle emozioni e delle esperienze vissute, spesso in tempo reale, sottraendo tempo a quello che stavano vivendo in prima persona al solo scopo di aggiornare e coinvolgere tutti gli altri membri. Paolo poi ha svolto il doppio “ruolo” di reporter ufficiale per la pagina ma anche di appassionato componente della community. A loro va il nostro ‘grazie’ più grande e caloroso, e le righe che seguono sono proprio un ringraziamento per le emozioni condivise con noi tutti.

Oltre Paolo, come detto, la community di Italianozeki è stata costantemente aggiornata con messaggi, foto e video da Thomas, da Giulia, da Gandomenico, Lorenza e Michael (che addirittura si trovava lì per vivere la duplice esperienza del “London basho” e… del suo addio al celibato!). Per raccontarvi l’esperienza londinese abbiamo allora deciso di fare qualche domanda ai nostri “reporter”, partendo ovviamente da com’è nata la loro passione per il sumo e di come siano poi approdati su italianozeki.

Inutile dirlo, tutti hanno “sbattuto” sui nostri contenuti social perché alla ricerca di informazioni sul sumo ma anche per la voglia di trovare dei connazionali con i quali condividere questa passione, come avviene per tanti gruppi a respiro più internazionale già presenti da tempo online. Ma com’è nata in loro questa passione?

Sono rimasto impressionato nel leggere le loro risposte perché tutti si sono approcciati al grande sumo fra il 2018 ed il 2020 anche se in modo diverso:

“È cominciato tutto durante un viaggio in Giappone. Avevo letto un articolo su ‘the passenger’ sul sumo, sulle sue tradizioni e sulla presenza mongola. Mi aveva fatto venire voglia di saperne di più. Così io e il mio partner abbiamo deciso di assistere a una giornata dell’Aki Basho 2019” ci dice Giulia, italiana residente in Scozia, passata rapidamente dalla curiosità alla passione come in un romantico colpo di fulmine! “Quello che mi ha davvero conquistata è stata l’atmosfera. Per uno sport così fisico, il Ryōgoku era sorprendentemente accogliente. Famiglie, coppie anziane, studenti, c’era un brusio costante. Tra un incontro e l’altro potevi alzarti, girovagare tra gli stand, comprare sushi o castagne, osservare i lottatori che arrivavano allo stadio; davvero una bella atmosfera”.

Anche Thomas ha iniziato con la curiosità del turista: “Ho visto un basho da turista nel 2016 poi ho iniziato a seguirlo assiduamente da Kyushu 2018” mentre Paolo e Lorenza partendo dalla passione per altri sport (Tennis e Judo, rispettivamente) sono approdati su degli highlights di alcuni incontri trasmessi online che hanno immediatamente catturato la loro attenzione portandoli a voler approfondire; “Ho iniziato durante il primo lockdown nel 2020, stavo guardando su YouTube highlights sportivi e…avevo finito tutti gli sport che conoscevo così mi sono detto di provare con qualcosa di “esotico” e ho provato col sumo. Sono rimasto subito affascinato dalla compostezza e dalla regalità dei movimenti, e mi ha colpito anche la somiglianza col tennis in termini di ranking, classifica e tornei” ci dice Paolo, mentre Lorenza, torinese trapiantata in Irlanda ci racconta: “io facevo judo e ogni tanto, per farci giocare, il maestro disegnava un cerchio sul tatami con il gesso, ci faceva fare una sorta di shiko, gettare in aria sale immaginario e poi combattevamo, spingendoci fuori dal cerchio con proiezioni di judo. Nonostante come sport mi abbia sempre incuriosito, non avevo idea di come seguirlo. A Gennaio 2019, durante il basho, girando canale a caso in tv , sono capitata sull’highlight show di NHK. Ho capito che si stesse svolgendo un torneo e ho continuato a sintonizzarmi per seguirlo e non ho piu’ smesso“. Giandomenico (messinese e anche lui italiano fuori sede) e Michael, invece sono rimasti folgorato dalla figura di Tochinoshin apparsagli come una visione in un video su youtube.

Cosa ti piace del Giappone?

Sembra che la passione per il sumo nasca quasi per caso per noi occidentali, che spinti dalla curiosità, partendo da poche informazioni, finiamo poi per appassionarci approfondendo l’argomento. Ma è veramente così? Parte tutto in maniera solo ed esclusivamente casuale? Per capire meglio abbiamo chiesto ai nostri amici se ci fossero altri aspetti della cultura e della tradizione giapponese che incontrano il loro interesse ed ecco cosa ci hanno detto: “Sono sempre stato un “nippofilo”, fin dall’adolescenza. Mi interessano moltissimi aspetti della cultura giapponese e spero di tornare in visita quanto prima” (Thomas), “Ho sempre avuto un forte interesse per la cultura giapponese, dallo sport al cinema, come per la storia e i paesaggi. Mi piace un po’ tutto quello che riguarda il Giappone”(Michael), “Mi piace molto la loro attenzione al rapporto con la natura, basata sulla ricerca di equilibrio e convivenza reciproca. La loro attenzione alla pulizia e alla precisione in generale, e al loro ideale di bellezza che corrisponde con uno stile di vita morigerato”. (Paolo), “La ritualita’ che accompagna molti aspetti della cultura tradizionale giapponese mi ha sempre affascinato. Ho anche praticato arti marziali (judo) per diversi anni, fin da piccola” (Lorenza), “Amo la cultura gastronomica giapponese. Sono una buona forchetta e mi affascina il modo in cui la cucina del Paese abbia saputo accogliere e reinterpretare piatti provenienti da altre culture, rendendoli propri: il curry, il caffè, lo yōshoku in generale. Sono anche una lettrice avida e leggo molta letteratura e poesia giapponese in traduzione” (Giulia) mentre Giandomenico oltre essere intrigato dal concetto di Ikigai, ascoltare musica j-pop e leggere manga ci racconta di essere colpito dalla predisposizione che i giapponesi hanno con la pulizia e l’ordine, riassunto nel loro rapporto coi bagni pubblici! Inoltre si dice incuriosito e divertito dai nomikai, (incontri post lavoro che spesso includono alcool) e dal fatto che indicare di partecipare a queste serate fosse messo nei curriculum come indicazione della propria capacità di socializzare!

Come si può ben vedere non si arriva al sumo totalmente per caso, ma è la curiosità verso lo stile di vita giapponese, il contrasto fra forti radici di tradizione e folklore e la modernità e le diverse peculiarità del paese del sol levante a smuovere un iniziale interesse che porta spesso a voler approfondire anche campi di interesse che spesso nemmeno immaginiamo.

Bene, abbiamo conosciuto meglio la rappresentanza di Italianozeki a Londra, tuffiamoci nel racconto della loro esperienza!

Vedere sumo dal vivo. Cosa si prova?

Per Paolo, Giandomenico e Michael questa è stata la prima occasione di toccare con mano il grande sumo, Lorenza da turista ci era andata vicina per caso nel 2016: “Sono stata in Giappone una volta, nel 2016. Non sapevo ancora molto di sumo: sono andata al Kokugikan a vedere il museo del sumo e comprare magliette e gadget, ma non c’era un torneo in quel momento”, mentre Thomas ci racconta di aver assistito al basho di Maggio del 2018 da “profano” incuriosito ma senza sapere molto di sumo in quel momento. Giulia invece è la veterana del gruppo avendo assistito all’Aki Basho nel 2019 e al Natsu Basho nel 2023.

Come avrete notato il nostro gruppo londinese era piuttosto eterogeneo, chi residente in Irlanda, chi in Scozia e chi impiegato in terra britannica, ma anche un giornalista che si occupa principalmente di tennis e persino un dipendente della BBC! Thomas, infatti, ha vissuto anche come esperienza professionale questo tour londinese facendo interviste, scrivendo o curando articoli e anche come reporter live durante alcune giornate durante i match.

Entriamo nel vivo del racconto allora, con le testimonianze che i nostri amici ci hanno dato a caldo appena concluso l’evento. Abbiamo posto loro due domande che, riteniamo possano riassumere tutta la curiosità sul come abbiano vissuto la “London sumo experience” :

Le impressioni sul torneo-esibizione di Londra?

Giulia: Tantissime impressioni, ma cercherò di essere breve. L’atmosfera a Kensington era splendida, ed è stato fantastico incrociare rikishi e oyakata ovunque, quasi per caso. La Royal Albert Hall ha fatto un lavoraccio incredibile con le luci, l’allestimento e l’organizzazione. Anche la BBC ha fatto un ottimo lavoro con la regia, le riprese e il suono, rendendo tutto ancora più coinvolgente. Quanto al torneo in sé, l’ho trovato divertente e leggero, anche se un po’ ripetitivo e prevedibile per chi, come noi, conosce già bene lo sport e i suoi rituali. Ma capisco: era pensato anche per un pubblico nuovo o curioso. Onestamente, mi ha lasciato una gran voglia di assistere a un torneo vero, non a un’esibizione. I match erano piacevoli, ma io seguo il sumo per vedere incontri veri, quelli in cui i rikishi hanno davvero qualcosa da perdere. Non vedo l’ora arrivi novembre, per tornare un po’ alla normalità sportiva Detto questo, ci sono state esperienze e opportunità che in Giappone non avrei mai potuto vivere, ed è proprio questo che ha reso tutto, letteralmente, unico.

Michael: Mi è piaciuto molto, l’organizzazione è riuscita a intrattenere e rendere partecipi tutti, sia i fan più sfegatati che i curiosi che magari erano alle prime armi con la disciplina. Unica pecca i pochi souvenir, mi sarei aspettato qualche portachiavi o comunque oggetti più piccoli, magari con un costo più abbordabile a tutti

Paolo : È stato grandioso. Gli organizzatori hanno fatto di tutto per accontentare sia le necessità di chi segue questa disciplina da tanto tempo (permettendo al pubblico di avvicinarsi ai rikishi per scambiare quattro chiacchiere o fare foto/autografi), sia per gestire le esigenze dei ‘fan dell’ultima ora’, magari poco avvezzi a una giornata di basho. All’inizio di ogni giornata Hiro Morita, con la sua enfasi coinvolgente, ha spiegato a tutti le basi del sumo e per tutti è stata una lezione utilissima.

Thomas: La mia esperienza è sicuramente atipica visto che ho lavorato al basho per la BBC e l’ho vissuto un po’ “da dentro”. Ho intervitato Hakkaku, gli yokozuna e decine di spettatori. Ho curato 3 articoli, 5 live testuali (che curavo da solo dall’auditorium), più svariate interviste per radio e TV. Dal mio punto di vista è stato un successo strepitoso. Un evento memorabile per moltissimi fan e forse l’inizio di un nuovo tipo di visibilità internazionale per il sumo. Certo, non è stato un “vero” basho. Chi pensava lo fosse (immagino soprattutto chi l’ha seguito da casa) forse è rimasto deluso.Avendo parlato davvero con decine e decine di spettatori, l’esperienza è stata eccezionale. Tra i motivi:

  • L’auditorium iconico e storico, che si sposava perfettamente con il sumo e le sue tradizioni
  • La grande attenzione data ai rituali e alle tradizioni del sumo
  • La possibilità davvero mai vista per fan abituali di incontrare rikishi, fare foto, parlare, chiedere autografi etc.
  • La meravigliosa opportunità di incontrare tantissimi altri fan, magari di comunità online come Italianozeki.

C’era un’atmosfera di gioia ed entusiasmo difficile da descrivere. Tutti questi aspetti superano di gran lunga qualsiasi legittima critica sul fatto che non fosse un “vero” basho e che molti incontri sembrassero poco realistici – addirittura più tsuridashi di oshidashi).

Giandomenico: Credo che debbano venire più spesso in Europa! È stato un sogno ad occhi aperti, per quanto non fosse un torneo utile ai fini del banzuke. L’arena piena, le urla per tutti i rikishi, è ovvio che magari loro non abbiano dato il non plus ultra ma a tutti piace vincere no? Non è possibile che ai rikishi piaccia perdere, soprattutto davanti ad un nuovo pubblico!

Lorenza: Personalmente, mi sono divertita un sacco! Sono stata al torneo solo un giorno (day 3), ma l’atmosfera e la venue eranoincredibili. Si vedeva la diversa intensita’ rispetto a un torneo ufficiale, ma lo spettacolo e’ stato comunque di alto livello. Mi e’ sembrato che il pubblico presente fosse molto partecipe e anche le persone che non avevano mai (o quasi) visto il sumo prima erano super entusiaste. Tutti volevano parlare di sumo e scambiarsi infromazioni ed esperienze personali con lo sport.

Il ricordo più bello da portarsi a casa del London basho?

Giulia: Direi tutto quello che c’era intorno. Senza voler essere smielata, ma incontrare altri membri della community di Italianozeki è stato davvero speciale: persone appassionate, gentili e curiose, con cui è stato un piacere condividere quei giorni. E poi alcuni momenti un po’ surreali, come chiacchierare con Shikimori Inosuke, che sembrava sinceramente stupito di essere riconosciuto per strada, o parlare in inglese con Onokatsu di birra e cibo britannico, momento indimenticabile. Del torneo in sé, mi resterà impressa la cerimonia della legatura della corda dello yokozuna, sia quella di Ōnosatō che di Hōshōryū. Mi sono quasi commossa domenica, nella giornata finale del torneo, durante la parte conclusiva, quando tutti i rikishi e i rappresentanti della JSA si sono riuniti intorno al dohyō per salutare il pubblico. È stato un momento davvero speciale, qualcosa che nei tornei normali non si vede.

Michael: Vedere le persone che non conoscono lo sport, che chiedono e cercano online più informazioni per diventare nuovi tifosi

Paolo: La serata passata davanti l’hotel dei lottatori a chiacchierare, insieme ad alcuni fan (Giandomenico compreso), con il rikishi Sandanme Deishogiku. Fino all’una di notte è rimasto a nostra disposizione rispondendo alle mille domande che gli facevamo, dal suo inizio col judo alla vittoria più prestigiosa contro Ura. Entrare così a contatto con un lottatore è qualcosa che mai mi sarei aspettato potesse accadere.

Thomas: Difficile scegliere! Aver fatto il commento live per BBC, che ancora mi sembra surreale. Aver assistito a incontri meravigliosi (vedi Aonishiki vs Ura) a pochi passi da me. Aver incontrato tantissimi fan entusiasti, tra cui ovviamente altri di Italianozeki.

Giandomenico: Scelgo tutte le persone che ho conosciuto in questi giorni. Ma davvero mi porto tutto a casa nel cuore. Se vuoi ti scrivo un saggio breve

Lorenza: Su tutto, l’incredibile atmosfera, non solo dentro alla Royal Albert Hall, ma proprio in tutta la zona attorno a dove stavano i rikishi. La sensazione surreale di andare a prendere un caffe’ e vedere lottatori di sumo che entravano ed uscivano dai negozi… e’ stata un’ esperienza indimenticabile. Piu’ nello specifico, il mio super highlight e’ stato offrire da bere ai Waka brothers (tutti e 3!), Nishikigi e il loro tavolo a un ristorante Korean BBQ. Wakamotoharu e’ uno dei miei preferiti quindi ero estasiata. Abbiamo fatto una foto assieme e scambiato qualche parola in inglese : Wakamotoharu ha anche scherzato sul fatto che mio marito Vincent avesse una tshirt con Terunofuji sopra!

Posso assicurarvi che grazie alla condivisione che questi amici ci hanno offerto lungo tutta la kermesse londinese è stato un po’ come essere li con loro per le umide vie di Londra a cercare rikishi per una foto, un autografo o anche solo un saluto o qualche istante di quotidianità fuori dal dohyo altresì veramente difficili da vedere. Ma potevamo fermarci qui? Ovviamente no, abbiamo approfittato della chiacchierata per fare anche qualche altra domanda, e si, gli abbiamo chiesto anche chi sono i loro lottatori favoriti! (ovviamente).

La questione ha messo un po’ in difficoltà l’appassionatissima Giulia, che però alla fine ci dice “Domanda difficilissima! Me ne piacciono troppi… tutti forti, ben allenati e (ammettiamolo) anche un po’ pucciosi.Se però devo scegliere, direi Ichiyamamoto: mi piace il suo percorso un po’ insolito e il suo stile aggressivo, sempre rapido nelle spinte. Detto questo, però non posso non nominare Hoshōryū e Wakamotoharu: per la loro abilità al mawashi e la precisione nei lanci”, Michael invece non ha dubbi: “Il mio rikishi preferito è Onosato, per la rapidità della sua scalata al grado di Yokozuna, mi aspetto grandi performance e anche che batta qualche record”. Paolo è fan di Hakuoho, discepolo del suo preferito di sempre Hakuho, preferenza condivisa con Lorenza che apprezza molto anche Wakamotoharu e ci confessa sottovoce che quando ha iniziato a seguire seriamente il sumo aveva un debole per Goeido… Thomas alza la bandiera per Takayasu ed il giovane Aonishiki mentre Giandomenico è un seguace dell’iron man Tamawashi.

Per chiudere la nostra lunga chiacchierata non potevamo non chiedere qualcosa riguardo Italianozeki e la nostra community:

Ritieni che l’attività di Italianozeki ti sia stata utile sulla tua passione verso il sumo? Se sì, in che modo.

Giulia: Sì! Italianozeki è stato davvero la chiave per coltivare la mia passione per il sumo. Ho imparato tantissimo: sul sito ci sono articoli ricchi di informazioni e spunti di riflessione. Nei contenuti c’è il giusto equilibrio tra approfondimento, notizie e leggerezza. Purtroppo non ho la possibilità di seguire il sumo attraverso i media giapponesi, quindi Italianozeki è spesso la mia unica fonte diretta di informazione. Il gruppo Telegram, poi, è stato fondamentale per me. È lì che ho potuto scambiare opinioni, fare domande e, in un certo senso, consolidare il mio amore per questo sport. Mi piace l’atmosfera che si crea durante i tornei, quando si commenta insieme e si condividono (o no) entusiasmo e delusione. Non seguo nessun altro sport, ma qui mi sento parte di una piccola comunità appassionata, è una sensazione che avevo provato solo nei gruppi di lettura.

Michael: Sì, mi ha messo in contatto con una community, questo mi ha permesso di conoscere di più e far conoscere ad altri quello che già sapevo.

Paolo: Assolutamente sì, le mie conoscenze sulla materia da quando collaboro con italianozeki sono aumentate esponenzialmente. Inoltre ho avuto modo di incontrare altri amanti del sumo, e questo mi hanno fatto capire quanti modi e motivi diversi ci sono per appassionarsi a questa disciplina.

Thomas: Assolutamente! Discutere con gli altri nel canale Telegram è sempre interessante. Gli aggiornamenti e le informazioni di Federico e degli altri sono sempre utili per tenersi informati.

Giandomenico: Federico sta facendo un ottimo lavoro, e chi con lui collabora al progetto. grazie a lui sicuramente ho avuto la possibilità di leggere e vedere alcune cose da più vicino, magari anche delle interviste sui giornali giapponesi per dirne una ma non solo questo!

Lorenza: Sì, senza dubbio. Gli articoli aiutano molto chi – come me- ha zero giapponese a seguire in modo piu’ approfondito. Avere una community online con cui confrontarsi e’ anche molto stimolante ed interessante! Tramite il gruppo su Telegram, ho sempre un posto dove fare domande di sumo e scambiare commenti durante i tornei. Essendo il sumo uno sport abbastanza di nicchia, non e’ sempre facile aver qualcuno con cui scambiare opinioni e commenti.

Due parole sulla community di Italianozeki.

Giulia: Allora, da dove iniziare? Non correi essere smielata, ma, come ho detto anche a qualche amico di Italianozeki: il momento più significativo del torneo di Londra (l’highlight bout, per usare il linguaggio di NHK World) è stato incontrare le persone della community: aspettare insieme, infreddoliti, i rikishi all’uscita del Royal Albert Hall, chiacchierare, passeggiare per Kensington e condividere i momenti in cui uno yokozuna ci passa vicino. Durante i tornei è carino vedere quanto la community sia attiva: c’è chi organizza il fantasumo e altri giochi, chi realizza meme o piccoli contenuti, chi condivide pagelle, curiosità o riflessioni. Tutto questo rende l’esperienza più concreta, un po’ meno distante. Seguiamo questo sport da lontano (geograficamente parlando), ma Italianozeki riesce a farlo sentire vicino.Grazie a tutti quelli che fanno parte di questa community!

Michael: Una community solida, sempre pronta a rispondere a tutti, chat ricche di curiosità e statistiche per i più appassionati.

Paolo (che mi ha preso proprio alla lettera con due parole!) Semplicemente unica.

ThomasLascio quelle che ho messo su BBC Sport!

Giandomenico: Aver creato il gruppo su telegram è stata una bellissima mossa per poter conoscere tante persone che posso definire amici e amiche. Abbiamo pure un nostro personale fanta sumo, cosa c’è da aggiungere?

Lorenza: A Londra ho avuto occasione di incontrare in persona un paio di membri della community e ho solo cose positive da dire su tutti! Condividere live le esperienze di Londra in prima persona e scambiare tips su dove trovare i rikishi e’ stata una delle cose piu’ belle del mio weekend a Londra. In genreale, durante i tornei, la chat su telegram e’ il posto dove commento/ vado a leggere i commenti. A mio parere, spesso online ci sono commenti critici/ polemiche un po’ superflue e – dopo un po’- noiose. Nella community di italian ozeki non c’e’ nulla di tutto questo e quindi posso commentare il sumo e divertirmi, senza paranoie.

Speriamo di essere riusciti a trasmettervi un po’ dell’emozione e del senso di comunità e condivisione che sono alla base del gruppo di Italianozeki, sia chi si occupa dei contenuti sia della community, tutta. Ancora un grande ringraziamento ai nostri amici “reporter” da londra e ora occhi puntati al Kyushu, il 27 uscirà il banzuke e saremo tutti pronti a goderci due settimane di grande sumo!

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Quote of the week

“Like a demon, you all go out to win. When you step out of the ring, you are gentle. For me that’s what dignity is. Yokozuna sumo… no matter if you are young or if you are old, even if you are a nice person, a good Yokozuna, if you don’t get results on the dohyo you should retire. I believe that winning is Yokozuna sumo

~ Hakuhō Shō