Persino il tradizionale sumo non può esimersi dal faccia a faccia con i fatti di cronaca. Raccontiamo la storia di Shishi, il primo lottatore professionistico ucraino a mettere piede su un dohyō
Articolo: Paolo Di Lorito
Il sumo, per quanto la Japan Sumo Association possa essere infastidita dalla cosa, è uno sport sempre più internazionale e – come abbiamo imparato a conoscere in questi articoli dedicati ai lottatori della Mongolia e della Georgia – durante i tornei non mancano affatto rikishi stranieri. Oltre a nazioni che foraggiano le palestre con un grande numero di talenti, ci sono anche paesi che non riescono ad andare oltre l’unità, ma può capitare eccome che quel singolo lottatore, in una naziona per lui straniera e lontano da ogni suo connazionale, possa fare strada. Questo è ciò che sta provando a fare 獅司 大 Shishi Masaru, all’anagrafe Sergey Sokolovsky.
Sergey è nato in Ucraina il 16 gennaio 1997 a Melitopol, nel 2014 ha dominato i campionati nazionali di sumo del suo paese, nel 2017 ha vinto i campionati europei, nel 2018 è arrivato secondo ai mondiali negli Stati Uniti, nel 2019 si è trasferito in Giappone e dal 2020 è il primo lottatore professionista di nazionalità ucraina a prendere parte ai tornei sul suolo giapponese. Una crescita costante, senza picchi e soprattutto senza intoppi, agevolata da un fisico imponente e ben allenato: 183cm ai quali corrispondono un peso che oscilla tra i 155 e i 170 fatti registrare in patria nel 2016.
Considerando gli eventi infausti che sta attraversando il suo paese, è inevitabile che per Shishi questa esperienza negli ultimi mesi deve aver raggiunto un livello di difficoltà inimmaginabile per una persona estranea ai fatti. E dunque questo rimarca ancor di più la grande tenacia che ha mostrato sul dohyō durante i suoi incontri. Il pubblico di Osaka – nonostante il Giappone a conti fatti sia estranea alle dinamiche europee – ha percepito eccome la situazione emotiva del rikishi, e il suo calore è stato evidente. Come testimoniano i presenti, un’arena mezza vuota ha sostenuto il 25enne con tanti applausi da far sembrare che fosse piena, e lui li ha ripagati con delle prestazioni impeccabili. All’haru basho occupava la posizione di makushita 8 e ha chiuso con un felicissimo record di 6-1, per il quale verrà ricompensato con un bel passo in avanti in classifica.
L’ottimo torneo di Shishi è stato macchiato da una singola sconfitta, proprio quando ero spettatore nel tamari-seki.
Nella parte iniziale della sua carriera nel sumo, uno dei principali problemi che riguardavano il suo stile di lotta era la posizione del corpo troppo accovacciata, che sì può essere utile ad evitare prese frontali al mawashi, tuttavia impedisce di spingere con la massima potenza. Negli ultimi tempi Shishi ha optato per una posizione del corpo più alzata durante i combattimenti. Per quel che riguarda il tachi-ai invece certe volte predilige una posizione più bassa dando precedenza nell’impatto alla testa, ed altre volte lavora di più con il suo ampio petto; il prossimo passo sarà abbinare lo stile a seconda dell’avversario.

I primi risultati che hanno fatto subito abbinare il termine ‘talento’ alla figura di Shishi, sono arrivati come detto nel 2014. Ai campionati nazionali ucraini, l’allora 17enne Sergey portò a casa otto medaglie, cinque d’oro e tre di bronzo, andando a meritarsi i primi articoli e le prime attenzioni da parte della stampa. Negli anni successivi, sempre nel suo paese, ottenne un grande successo anche in una disciplina a dir poco sconosciuta al grande pubblico che si chiama mas-wrestling. In questo sport legato alla tradizione jacuta, i due contendenti sono seduti uno di fronte all’altro e, puntellando con i piedi su un’asse di legno, devono tirare un bastone tenuto nelle mani di entrambi. La vittoria viene dichiarata quando un concorrente riesce a tirare il suo avversario oltre l’asse di legno e tenere il bastone nelle sue mani.

Potete immaginare quanto, soprattutto in queste discipline, la sua stazza gli abbia dato una grossa mano, e Shishi ha continuato a farla fruttare al massimo lavorando duro e ottenendo risultati degni di nota anche in campo internazionale. In particolare fu ai campionati mondiali del 2018, negli Stati Uniti, dove lasciò un segno definitivo seppur senza vincere un oro. Bastarono il bronzo nella categoria pesi massimi e l’argento nel peso assoluto per aprirgli definitivamente la strada verso il Giappone, mettendosi al servizio del gotha del sumo. Il tanto atteso trasferimento è stato salutato in patria da una festa tenutasi all’ambasciata giapponese in Ucraina, e già in quell’occasione si iniziò a parlare della palestra in cui sarebbe andato a vivere e dei suoi futuri obiettivi.


Alla fine la sua nuova dimora è diventata l’Irumagawa Beya (入間川部屋) e ovviamente la barriera linguistica ha reso complicato il suo adattamento (per parecchio tempo ha dovuto continuare ad affidarsi a Google Translate per comunicare con i suoi colleghi rikishi e i suoi superiori). L’intero 2019 Shishi l’ha passato ad allenarsi in palestra per prepararsi al meglio al suo esordio, e alla fine ha fatto la sua prima apparizione pubblica dopo tanti mesi a settembre. In occasione del senshūraku – la cerimonia che accompagna il 15esimo giorno di torneo – il lottatore ucraino è stato presentato assieme ai suoi compagni di palestra e da quel momento in poi si sono accelerati i preparativi per il suo esordio nel sumo professionistico.

Superato nel mese di dicembre 2019 il shindeshi-kensa, la visita medica che ogni nuovo rikishi deve superare prima di poter competere professionalmente, Shishi ha fatto il suo ingresso nel banzuke nel 2020 esordendo al torneo di luglio, alla posizione di Jonokuchi 14. Il suo primo impatto col sumo sul suolo giapponese è stato superbo: ha chiuso con un notevole 6-1 i primi basho della sua carriera. La rapida ascesa l’ha portato fino alla terza divisione in meno di un anno. A marzo 2021 Shishi si è presentato da Makushita 44 continuando a macinare vittorie stupendo pubblico e colleghi. Con un solo make-koshi fatto registrare finora in carriera – 1-5-1 nel settembre 2021 – attualmente il lottatore ucraino è uno dei pretendenti a fare il salto verso il paradiso del suo tra i salariati. Dopo l’ennesimo 6-1 ottenuto a marzo 2022 da Makushita 17, la sua crescita sta entrando nel vivo. Arrivato in Giappone con una criniera ancora tutta da farsi, con l’allungarsi dei capelli la sua vera forma di rikishi si è fatta spazio, e adesso Shishi può dare sfogo al significato del suo nome: un leone pronto a lottare sul dohyō.
Il racconto della storia di Sergey Sokolovsky ci riporta con le sue gesta, e ora più che mai con le sue origini, agli eventi di attualità. Melitopol, che nel 1997 ha dato i natali al primo lottatore di sumo ucraino, ora è un inerme palcoscenico di guerra. Come si legge in questo articolo, esattamente 12 mesi fa quella città si apprestava ad ospitare il primo torneo nazionale giovanile di sumo, mentre ora lì si lotta per la vita. Per concludere ci affidiamo alle parole di chi cerca di portare avanti progetti positivi come il sumo, anche in mezzo alle difficoltà. “Oggi (12-4-2021) Melitopol è molto interessato allo sviluppo del sumo. Il successo di un atleta locale, Sergei Sokolovsky a livello internazionale, ha suscitato un’ondata di interesse per questa arte marziale giapponese in città. Ci sono molti allenatori professionisti qui. E nel prossimo futuro verrà aperto un dipartimento di sumo locale, – affermava Anton Karnaukh, presidente del consiglio di amministrazione di HortA, sponsor dell’evento – Quindi il campionato ucraino sarà uno dei modi per promuovere il sumo a Melitopol. Vogliamo dimostrare che questo non è uno sport di persone grasse e paffute, il sumo può essere praticato da ragazzi e ragazze di qualsiasi corporatura, è uno sport molto interessante, spettacolare e promettente con tutte le possibilità di diventare un’Olimpico”.